"Più prati, meno boschi". Una scritta, grande, netta, incisa sull’erba di un prato a Nava, ha attirato l’attenzione di residenti e turisti. A firmarla è stato Alberto Griffini, originario di Pontirolo, "vicino a Piadena", in provincia di Cremona, ma da sempre legato a queste montagne. "È da quando avevo quattro anni che passo qui le mie vacanze – racconta –. Mio nonno era carabiniere nella stazione di Nava negli anni Trenta. Poi fu trasferito a Genova, dove nacque mia madre. Ma lui è sempre rimasto legato a questo posto, e così anch’io".
Una vita di estati trascorse tra prati e pascoli, osservando i cambiamenti del paesaggio. "Negli anni Settanta – ricorda Griffini – qui dominava la pastorizia. I prati erano ovunque, e i boschi confinati. Oggi è l’opposto, la vegetazione incolta si è mangiata i pascoli. Al posto dei prati ci sono boschi fitti, pieni di rovi. E con i rovi arrivano anche i problemi". Nei rovi trovano rifugio animali selvatici, con potenziali pericoli per chi frequenta i sentieri. Ma c’è anche un rischio più grande: quello degli incendi. Il bosco abbandonato è un serbatoio di materiale secco che può trasformarsi in un inferno con una scintilla. E poi c’è il valore delle case: quando il paesaggio si degrada, le abitazioni perdono valore.
Il messaggio di Alberto Griffini non è passato inosservato. Il sindaco di Pornassio, Vittorio Adolfo, si è detto d’accordo: "Il problema esiste ed è serio. L’Amministrazione è sensibile, ma i margini di intervento sono limitati. Non abbiamo strumenti normativi forti per obbligare i privati a tenere puliti i terreni". "In altre regioni - aggiunge Griffini - , le cose sono diverse: in Piemonte, in Lombardia, in Trentino, esistono normative specifiche. E all’estero, in Paesi come la Norvegia, lo Stato può intervenire direttamente e poi presentare il conto ai proprietari'.
La scritta di Alberto Griffini, dunque, non è solo una provocazione estetica, ma il simbolo di un tema cruciale: la gestione del paesaggio nelle aree interne. Un tempo presidiate da pastori e agricoltori, oggi sempre più abbandonate all’espansione incontrollata dei boschi. "Non si tratta di essere contro la natura – conclude –. Amo questa terra, ma se scompare l’equilibrio tra prati e boschi, perdiamo tutti: il territorio, l’economia e la sicurezza".






