La caserma dei carabinieri di Dolcedo potrebbe trovare spazio nella scuola dell'infanzia di piazza Don Minzoni. Il progetto, che ora attende l’approvazione da parte del Ministero dell’Interno, è stato approvato dal consiglio comunale che si è riunito lo scorso 17 luglio.
Dal 2014 è valido il titolo di sfratto, per la cessazione del contratto di locazione, dallo stabile in corso Garibaldi, che ad oggi ospita l'Arma che serve anche i comuni di Vasia, Prelà e Pietrabruna. Da allora le Amministrazioni locali si sono adoperate per trovare un’alternativa e non perdere un presidio fondamentale per l’intera Val Prino. La scorsa estate, il sindaco di Dolcedo, Giuseppe Rebuttato, con un avviso pubblico, andato deserto, ha mobilitato l’intera cittadinanza per cercare un immobile di proprietà privata da adibire a caserma.
L’unica alternativa possibile, ad oggi, pare quella di spostare la caserma nell’edificio, di proprietà comunale, che ora ospita la scuola dell’infanzia, ma che sarà dismesso dopo la conclusione dei lavori del nuovo polo scolastico. Lo studio prevede anche, negli spazi adiacenti, un alloggio per i militari, il Ministero dovrebbe farsi carico di individuare quello per il comandante della stazione. "Ottimisticamente -commenta il primo cittadino, Giuseppe Rebuttato- i lavori potrebbero iniziare a gennaio del 2027".
Si tratta di un progetto ambizioso, soprattutto per i costi che dovrebbero essere sostenuti da un piccolo comune. Per le opere di ristrutturazione la cifra stimata è di 430 mila euro, che il Comune affronterebbe ricorrendo a un mutuo, ma viene stabilito anche un canone locatizio annuo a carico del Ministero dell’Interno di 19 mila euro.
La proposta, deliberata in consiglio, ora è al vaglio del Ministero dell’Interno: il Comune attende un impegno formale per precedere con il progetto. "Abbiamo fatto il possibile -dichiara Rebuttato-, ora attendiamo che il Ministero ci dia una risposta seria. Se non si troverà un accordo dovremo prendere atto, seppur a malincuore, che la caserma è destinata a chiudere". Non manca il disappunto: i Comuni si sentono abbandonati dalle istituzioni in una vicenda che si protrae da un decennio. “Il Ministero dichiara che il presidio di sicurezza di Dolcedo è fondamentale, ma pretende che sia il Comune a farsi interamente carico dei costi".






