La Commissione europea ha respinto con fermezza la bozza di decreto, predisposta dal Ministero delle Infrastrutture, guidato da Matteo Salvini, sulla riforma delle concessioni balneari. In una lettera datata 17 luglio, di cui Il Giornale è venuto in possesso, Bruxelles ha ribadito la propria contrarietà alla previsione di indennizzi per i concessionari uscenti, chiudendo la porta alle speranze italiane di una mediazione fondata su compensazioni economiche.
Nonostante il tentativo dell’esecutivo Meloni di riequilibrare la normativa attraverso la distinzione tra beni ammortizzabili e remunerazione degli investimenti, la posizione dell’Unione rimane invariata: “Il diritto dell’Unione non consente, nelle circostanze di questo caso, di riconoscere alcuna compensazione agli operatori uscenti, tanto meno a carico dei nuovi operatori”, si legge nel testo, che richiama espressamente la comunicazione del 19 agosto 2024. La Commissione si oppone, in particolare, alla possibilità che i nuovi concessionari debbano farsi carico di indennizzi potenzialmente dissuasivi, capaci di compromettere la libera concorrenza nelle gare. Eventuali compensazioni – precisa Bruxelles – devono essere circoscritte agli investimenti non ancora ammortizzati e non possono, in alcun modo, includere elementi come il valore aziendale, che rappresenterebbero una forma di rendita per i gestori uscenti.
Viene respinta anche ogni interpretazione 'flessibile' del principio, come quella che vorrebbe estendere i rimborsi a beni mobili (ad esempio tessuti di tende) o a componenti immateriali dell’impresa. Un conto è indennizzare una struttura fissa appena costruita, come una piscina; altra cosa è allargare i ristori ad elementi non essenziali. La logica seguita da Bruxelles resta quella consolidata: le concessioni devono essere assegnate tramite gara pubblica, e chi ha gestito finora non può rivendicare alcun diritto preferenziale derivante dal passato. L’intento della Commissione è impedire che si crei una barriera all’ingresso per nuovi operatori, mantenendo intatto il principio di concorrenza sancito dal diritto europeo.
Nel documento si osserva, inoltre, che alcuni passaggi della bozza italiana sembrano mirare a riconoscere un indennizzo per il valore di mercato dell’impresa balneare, un orientamento che l’Unione ha già escluso con decisione.
Se l’Italia decidesse di procedere comunque con l’attuale testo, la Commissione potrebbe richiedere una condanna formale presso la Corte di Giustizia dell’UE. In caso di sentenza sfavorevole, il nostro Paese rischierebbe una sanzione economica di non poco conto.






