Il duro lavoro dei club italiani negli anni ‘90 era stato finalmente ripagato e i tifosi erano in estasi. La Serie A brillava di luce propria e sembrava non fosse destinata a fermarsi.
Era il decennio in cui Milan, Juve e in parte anche l’Inter, dominavano la scena internazionale, acquistavano i migliori giocatori del mondo e allargavano il palmarès in quanto a trofei europei
Con l’avvenire del 2000 però, la massima serie italiana fece i conti con gli altri campionati astri nascenti del calcio mondiale, Premier e Liga su tutte. Queste leghe si prestavano decisamente meglio al verso che stava prendendo il calcio, ovvero quello di business prima che sport.
La Serie A nel corso dell’ultimo decennio ha pagato caro il prezzo ed è sprofondata in disgrazia. A farne le spese è stata anche la nazionale, che nel 2026 rischia per la terza volta di fila di non andare ai campionati mondiali.
Ripercorriamo insieme i passi cruciali che hanno portato il campionato italiano dov’è oggi.
Gli anni ’90: quando la Serie A era il centro del Mondo
Nell’ultimo decennio del 1900, la Serie A era per il calcio quello che oggi sono gli Stati Uniti per il basket. Un campionato in cui si concentravano un numero incredibile di talenti da tutto il mondo, con squadre di livello e società gestite da una classe dirigente capace di mettere il campionato italiano in cima al mondo.
Ricordiamo i trionfi in Champions del Milan (89/90, 93/94) e della Juve di Lippi nel 95/96. Le compagini del nostro campionato, talvolta anche quelle meno blasonate, riuscivano sempre (o quasi) a ritagliarsi un posto quantomeno in finale. È il caso della Sampdoria della stagione 91/92, che si arrende solo in finale al Barcellona.
Da Sheva a Ronnie, sono diversi i top player che militano nella massima serie del Belpaese e i fan apprezzano facendo il tutto esaurito negli stadi. Tutto sembra andare per il verso giusto, ma l’avvento del 2000 si rivelerà fatale per le dinamiche del nostro campionato.
Calciopoli, crisi economiche e il crollo di un sistema
La Serie A manteneva un ruolo egemone nelle dinamiche del calcio mondiale, ma gli stadi obsoleti e la rapida ascesa di campionati come la Premier e La Liga, finanziate da fondi internazionali, inizia a mettere in serie discussione la posizione dell’Italia nel mondo del pallone.
Nel 2006 scoppia Calciopoli. È il più grande scandalo sportivo nella storia del calcio italiano. La procura indaga su dirigenti delle più grandi squadre italiane, arbitri e personalità ai vertici della FIGC.
Viene scoperto un giro di corruzione che causerebbe interferenze nella designazione delle gare. Questo mina definitivamente la credibilità del movimento e da quel momento per l’Italia del calcio ha inizio un percorso in discesa, attenuato dal sussulto d’orgoglio dei calciatori azzurri che vincono la coppa del mondo.
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L’eredità culturale e identitaria di quegli anni
Il calcio si evolve ininterrottamente dai primi anni del ‘900. Con il senno del poi, fa venire i brividi la velocità con la quale la Serie A, ma più in generale i massimi organi del calcio italiano, siano passati dal periodo di massimo splendore alla decadenza assoluta.
Quello che è successo però, non toglie nulla al contributo fondamentale che il calcio del ventennio a cavallo tra un millennio e l’altro ha portato in dote all’Italia del pallone. Le rivalità create, i trofei vinti e le emozioni trovano oggi spazio nei ricordi e nei video di YouTube e TikTok, continuando a ispirare le generazioni future.
Tutti i tifosi ricordano con nostalgia le maglie iconiche, gli squadroni dell’epoca e soprattutto il calcio in sé, più genuino e giocato da uomini prima che da giocatori. Un calcio in cui lo stemma sulla maglia veniva difeso strenuamente e le bandiere non erano ancora un lontano ricordo.
E mentre la Serie A cerca di rilanciarsi a livello internazionale, è lecito fantasticare a un ritorno in auge di quello che fu il campionato più bello del mondo.
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