Alla fine, resteranno solo loro: le modernissime, avveniristiche, imponenti torri faro nuove di zecca a illuminare, fiere e solitarie, il prato del ‘Nino Ciccione’. Quel prato che una volta era il tempio verde dell’orgoglio calcistico imperiese, tra i tappeti erbosi più invidiati di tutta la Liguria e non solo, simbolo della di una tifoseria appassionata che sapeva ancora emozionarsi per un gol. E invece, oggi, mentre la città si scopre proiettata verso un futuro scintillante degno di una metropoli cosmopolita, l’Imperia calcio rischia di ritrovarsi a dover ripartire da un campionato minore. Proprio ora, che beffa!
Perché sì, cari lettori, Imperia si è svegliata. La Ciclabile più bella dell’universo (altro che Olanda!) la cinge come un abbraccio e nuove piste nascono come funghi dopo la pioggia. Le navette a guida autonoma, prodigio della tecnica, scivolano eleganti tra Oneglia e Porto Maurizio: i turisti esultano, i pendolari piangono di commozione, i problemi storici del trasporto pubblico evaporano come neve al sole. Gli ascensori? Un trionfo. Funzionano, e funzionano pure bene! Presto se ne aggiungerà un altro, davanti al Comune, e già si mormora che attirerà orde di visitatori da ogni angolo del globo, venuti apposta a godersi la salita di sei metri in tutta la sua gloria meccanica. E i semafori? I semafori sprizzano intelligenza da ogni led, regolano i flussi con una sapienza che neanche un algoritmo di Wall Street, e rendono la viabilità un capolavoro di precisione svizzera.
Ma nel frattempo, il calcio, quello sì, rischia di fare un bel passo indietro. Un paradosso dolceamaro: la città si veste da capitale europea, e proprio ora il pallone potrebbe finire in soffitta, insieme ai sogni di gloria e ai ricordi delle domeniche allo stadio. Resteranno solo le torri faro, ad accendersi puntualmente per illuminare un campo dove nessuno gioca più. Resteranno nella Cittadella dello sport, assunta a simbolo europeo dei soldi del Pnrr spesi bene e studiando, i campi da padel — sempre vuoti, ma rigorosamente prenotabili online con app all’avanguardia — e il glorioso campo da basket con il suo canestro solitario, testimone muto di schiacciate mancate e partite mai iniziate.
Peccato davvero. In un’epoca in cui Imperia brilla come non mai, dove tutto funziona e la criminalità organizzata è ormai relegata nelle teche dei musei (mentre interessa, ovviamente, tutti gli altri centri della provincia), proprio il calcio doveva fermarsi. Proprio ora che, con un po’ di fantasia, avremmo potuto pensare in grande. E invece no: resteranno le torri faro, a vegliare come sentinelle luminose su un prato che fu, e sui sogni di una città che aveva tutto, tranne forse un pallone che continuasse a rotolare. Peccato.