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Cronaca | 24 giugno 2025, 12:30

"Né qui né altrove": a Diano Marina il corteo contro il Cpr alla Camandone

Mariano Mij (Rifondazione Comunista): "Campi di prigionia che vessano i rifugiati"

"Né qui né altrove": a Diano Marina il corteo contro il Cpr alla Camandone

 “No al Cpr, né qui né altrove”, è lo slogan della manifestazione promossa dal comitato 'Ponente contro i CPR'. Sabato 28 giugno, a partire dalle 16, un corteo attraverserà Diano Marina, con partenza dal Molo delle Tartarughe gli attivisti si dirigeranno all'ex caserma Camandone a Diano Castello, luogo designato per la realizzazione del centro di permanenza e rimpatrio.

I Comuni del Golfo hanno fin da subito dichiarato la propria contrarietà, ma sull'avanzamento del progetto non trapela nulla di nuovo: "Non ci sono novità - ha commentato il prefetto Valerio Romeo, a margine del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocato ieri in Prefettura - sull'argomento si esprimerà il Ministro dell'Interno Piantedosi".

Il comitato, che raggruppa collettivi, associazioni e cittadini, è nato con l'intenzione di promuovere iniziative di sensibilizzazione: "Come cittadini del ponente ligure -commentano gli attivisti-, non possiamo permettere che in casa nostra venga costruita e messa in funzione una struttura del genere, un luogo di morte nascosto agli occhi di tutti. Ma, come individui dotati di una coscienza, non possiamo neppure limitarci a chiedere che sia il nostro vicino a farsene carico. I lager di stato non vanno spostati laddove danno meno fastidio, ma vanno aboliti per tutti e ovunque".

Tra le realtà che aderiscono alla manifestazione anche il partito della Rifondazione Comunista: "I Cpr sono luoghi di detenzione amministrativa, chi vi è rinchiuso non ha commesso alcun reato - dichiara il segretario provinciale Mariano Mij -. Non possiamo ignorare le numerose denunce riguardanti carenze sanitarie, trattenimenti arbitrari e violazioni dei diritti fondamentali che più volte hanno portato al suicidio di chi vi è rinchiuso. Queste strutture non forniscono una risposta reale all’immigrazione irregolare, sono campi di prigionia che vessano e puniscono il singolo rifugiato in quanto tale. Ci aspettiamo che i rappresentati delle istituzioni prendano atto della reale natura di queste strutture".
 

Sara Balestra

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