Si è svolta questa mattina presso la Prima Sezione della Corte di Cassazione l’udienza sul caso riguardante la presunta ineleggibilità al secondo mandato del sindaco di Imperia e presidente della Provincia, Claudio Scajola, rappresentato in aula dall'avvocato Pietro Piciocchi , ex vicesindaco di Genova sconfitto nella recente tornata elettorale da Silvia Salis. La questione, sollevata dai consiglieri comunali di minoranza Luciano Zarbano (Imperia senza padroni) e Ivan Bracco (Partito Democratico), verte su una possibile incompatibilità tra il ruolo di sindaco e quello di commissario ad acta dell’Ato idrico provinciale, carica ricoperta da Scajola al momento della sua rielezione.
A margine dell’udienza è intervenuta l’avvocato Piera Sommovigo, legale dei due ricorrenti: "Durante l’udienza – ha spiegato Sommovigo – il Procuratore Generale ha chiesto con fermezza il rigetto del ricorso presentato dall’onorevole Scajola. La sua tesi, in punta di diritto, era che non fosse necessaria una nuova notifica dell’atto iniziale, sostenendo che quella effettuata in precedenza non fosse nulla, ma addirittura inesistente e quindi non sanabile".
Il nodo centrale del contenzioso giuridico riguarda proprio la validità della notifica dell’atto introduttivo del giudizio: "Secondo il ricorrente – ha proseguito l’avvocato Sommovigo – l’atto avrebbe dovuto essere notificato a Claudio Scajola in qualità di persona fisica, mentre invece è stato intestato al 'Sindaco Scajola', anche se consegnato presso il suo domicilio e ritirato dalla moglie, oltre a quello indirizzato in Comune. Tuttavia, la nostra posizione è sempre stata che l’atto fosse pienamente valido, dal momento che è stato comunque ricevuto a casa sua, segno evidente che il destinatario era chiaro e riconoscibile".
Il giudice si è riservato di decidere nei prossimi giorni, verosimilmente entro al massimo la fine del mese, lasciando ancora aperta la delicata questione che potrebbe avere rilevanti conseguenze politiche e istituzionali per l’amministrazione imperiese.
"Attendiamo ora con fiducia l’esito della decisione – ha concluso l'avvocata – ritenendo fondate le nostre argomentazioni. La questione non è solo formale, ma di sostanza, perché attiene alla corretta applicazione delle regole di trasparenza e incompatibilità previste per l’esercizio delle cariche pubbliche".
La pronuncia della Corte sarà quindi determinante per chiarire, in Appello, dopo la sentenza di primo grado che ha dato ragione al primo cittadino, se Claudio Scajola potesse effettivamente candidarsi e risultare eletto sindaco mentre ricopriva l’incarico commissariale, oppure se si sia trattato di una condizione di ineleggibilità non sanabile.