Il TAR del Lazio ha annullato la contestata circolare del Ministero dell’Interno che, a partire dal 18 novembre 2024, imponeva l’obbligo per i gestori di strutture ricettive di identificare gli ospiti 'de visu', ovvero di persona, vietando l’uso di strumenti automatizzati come cassette di sicurezza, serrature smart e sistemi di riconoscimento da remoto.
Il Tribunale amministrativo ha accolto il ricorso di alcuni operatori del settore degli affitti brevi, ritenendo la circolare eccessivamente restrittiva e sproporzionata. Secondo i giudici, le tecnologie attuali consentono una verifica dell’identità sicura anche a distanza, rispettando i requisiti di legge senza richiedere necessariamente la presenza fisica dell’ospite. Una decisione che ha ricevuto il plauso del mondo delle locazioni turistiche digitali e, in particolare, di Confedilizia, il cui presidente regionale e provinciale Paolo Prato ha parlato di “una vittoria del buon senso e della semplificazione”.
Ma non tutti concordano. La replica è arrivata secca da Davide Trevia, presidente provinciale di Federalberghi, che esprime profondo dissenso nei confronti della sentenza e delle sue implicazioni sul mercato dell’ospitalità: “Visto che noi e gli affittacamere facciamo lo stesso mestiere, non vedo perché noi dobbiamo essere sottoposti a controlli e loro no. Anche la pressione fiscale è diversa: basta pensare alla Tari, che per loro è molto più bassa”, afferma Trevia.
Secondo il rappresentante di Federalberghi, il via libera ai sistemi di self check-in non solo crea un doppio standard nei controlli di sicurezza, ma alimenta anche una concorrenza sleale, aggravata da un regime fiscale più favorevole per chi opera nel comparto degli affitti brevi. “È un sistema che favorisce una forma di ospitalità disintermediata e impersonale, che snatura la tipica accoglienza italiana e che altera gli equilibri del mercato”.
Trevia sottolinea inoltre il rischio di "sombissolamenti", ovvero effetti collaterali e distorsivi, che questa liberalizzazione tecnologica potrebbe avere anche sul mercato della locazione abitativa ordinaria. In molte città turistiche, il fenomeno degli affitti brevi ha infatti contribuito ad aumentare i canoni e ridurre l’offerta di case in affitto a lungo termine.
Mentre per i sostenitori del self check-in la decisione del TAR rappresenta un passo avanti verso una gestione moderna e automatizzata, per Federalberghi è invece un pericoloso arretramento che mina le basi della sicurezza, della concorrenza leale e della qualità dell’esperienza turistica made in Italy.