Nuovi sviluppi nell’inchiesta sull’ex bocciofila Pietro Salvo in corso Roosevelt. La Procura ha chiesto la proroga delle indagini preliminari, un atto che si rende necessario anche a seguito di recenti modifiche legislative che potrebbero avere riflessi sull’impianto accusatorio. Le ipotesi di reato sono pesanti: falso e abuso d’ufficio, corruzione, rivelazione di segreti d'ufficio.
A finire sotto la lente della magistratura cinque figure apicali dell’Ente provinciale: la segretaria generale Rosa Puglia, il dirigente del settore legale Manolo Crocetta, il capo dipartimento Infrastrutture Michele Russo, il suo vice Fulvio Modugno e il funzionario Pier Carlo Gandolfo. Lo stesso presidente Claudio Scajola.
Le indagini sono condotte dai carabinieri , sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Lorenzo Fornace. Al centro del caso c’è la travagliata vicenda dell’area dell’ex bocciofila, inizialmente sequestrata e poi dissequestrata, dove la Provincia intendeva realizzare un parcheggio. Ma secondo la Procura, dietro i permessi e le procedure si celerebbero irregolarità e pressioni indebite.
Pietro Salvo, lo storico proprietario dell’ex bocciofila è indagato collateralmente per presunti abusi edilizi. Uno dei nodi più rilevanti riguarda il presunto ruolo della segretaria Puglia, che avrebbe inviato una mail alla dirigente Patrizia Migliorini – ora, di fatto, rimossa nell’ambito della riorganizzazione interna – contenente la foto di una nota scritta a mano dal presidente della Provincia Claudio Scajola: “I dirigenti risolvono, se non riescono se ne vadano. Questo è il dovere!!!”.
Una frase che gli inquirenti definiscono “minatoria”. La Procura ritiene che Migliorini non sia stata allontanata in un primo momento per ragioni legate alla gestione dell’Ato idrico – come dichiarato da Scajola successivamente in consiglio provinciale – ma per essersi opposta alla firma di una delibera che avrebbe assegnato alla Provincia la copertura dei costi di demolizione (50mila euro) per abusi edilizi realizzati dalla proprietà del terreno dell’ex bocciofila. Una decisione, quella del rifiuto, che avrebbe determinato la rottura con l’amministrazione, segnatamente col presidente Scajola, e la sua esclusione. L’indagine, che tocca i piani alti della Provincia , sembra destinata ad allargarsi ulteriormente. La richiesta di proroga è un segnale chiaro: la magistratura vuole vederci più chiaro e ha intenzione di scavare ancora.