Il Punto - 13 maggio 2025, 19:22

IL PUNTO. Le pale eoliche non sono solo un fatto estetico. E Imperia può davvero rimanere estranea?

Fanno discutere le dichiarazioni del sindaco Claudio Scajola

IL PUNTO. Le pale eoliche non sono solo un fatto estetico. E Imperia può davvero rimanere estranea?

Fanno già discutere le ultime esternazioni del sindaco Claudio Scajola intervenuto ieri sera in consiglio comunale in occasione della mozione presentata dalle minoranze sul cosiddetto parco eolico 'Monte Moro–Guardiabella'. Se il primo cittadino  ha ribadito il "no" – condiviso con gli altri sindaci nella sua qualità di presidente della Provincia ed espresso già quest’estate – ha indubbiamente "aperto" a un diverso progetto: quello del Golfo Dianese -Andora.

Scajola ha colto l’occasione per ribadire alcuni concetti. Non gli piacciono i tralicci elettrici, non gli piacciono le distese di pannelli fotovoltaici, è favorevole allo sfruttamento dell’energia da fonti idriche e, soprattutto, è affascinato dalle pale eoliche. Una vera e propria passione, maturata da tempo e ribadita più volte, con un pizzico d’orgoglio, come un mantra. Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace, verrebbe da dire usando un antico adagio popolare.

Ma non è così. Le pale del Monte Moro, come quelle del Monte Chiappa, non possono essere ridotte a un mero – seppur significativo – fatto estetico. I due abnormi progetti di cui si parla, per essere realizzati, dovrebbero essere preceduti da imponenti opere di sbancamento, interventi logistici fortemente impattanti, che inevitabilmente si tradurrebbero in uno stravolgimento del territorio delle nostre colline prealpine, con il sacrificio di prati, boschi, uliveti. Con la negazione di una storia millenaria. E con effetti irreversibili. Le pale in quota sono, infatti, ben diverse da quelle installate in zone pianeggianti o da quelle marine, quell’offshore di cui, stranamente, si parla ben poco.

Sempre pale sono, assai brutte per chi scrive, belle per altri, ma l’impatto sul territorio – al di là dell’estetica – è molto, molto diverso.
Perché si traduce in una ferita. Irreparabile. Chi, e quando, eliminerà mostruose piattaforme in cemento armato profonde decine di metri e grandi come mezzo campo da calcio? Chi, e dove, sotterrerà (è l’unico modo di dismissione) le pale una volta esaurito – sempre che venga avviato – il loro compito? Vien da pensare: nessuno.

L'ex ministro, se da un lato evidenzia correttamente il ruolo della Provincia, sembra poi – ed è fatto assai singolare – ignorare quello della Città. Strano, perché se le quasi quaranta pale, dal Follia al Monte Chiappa, dovessero mai erigersi, farebbero da corollario per secoli allo skyline di Imperia, da qualunque punto la si guardi.

E allora chissà se un domani i posteri valuteranno quei giganti di plastica e acciaio come simbolo d’ingegno o piuttosto come un mostruoso marchio posto da chi li ha preceduti.

Diego David

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