Una nuova iniziativa contro il Cpr all'ex Camandone di Diano Castello sta prendendo forma sul territorio. Si tratta di una mobilitazione annunciata del collettivo “Ponente contro il CPR”, un insieme eterogeneo di associazioni, cittadine e cittadini uniti da un obiettivo comune: opporsi alla realizzazione di un Centro di Permanenza per il Rimpatrio. A fine giugno, il gruppo intende scendere in piazza con una grande manifestazione a Diano Marina, un momento che vuole segnare non solo la contrarietà alla costruzione del CPR, ma anche l'inizio di un percorso di lotta collettiva per la sua definitiva cancellazione.
"È importante fare chiarezza -scrivono i militanti - su cosa siano davvero i CPR. Non sono luoghi di accoglienza. Sono centri di detenzione dove vengono rinchiuse persone che non hanno commesso alcun reato, ma che si trovano in situazioni di irregolarità a causa di lungaggini burocratiche o delle contraddizioni delle leggi italiane sull’immigrazione. La denuncia è chiara: i CPR non solo non garantiscono diritti e trasparenza, ma rappresentano una forma di reclusione senza processo e senza tutele. "Le condizioni all’interno di questi centri – proseguono i promotori – sono spesso peggiori di quelle delle carceri, a causa della totale assenza di regolamenti chiari, controllo esterno e assistenza adeguata".
Il Ponente ha vissuto in prima linea gli effetti della chiusura del confine con la Francia, che ha portato negli anni a una crisi umanitaria fatta di respingimenti, accampamenti informali e abbandono. "Ora, denunciano gli attivisti - lo Stato risponde con la militarizzazione del problema, tentando di insediare un CPR nonostante l’opposizione unanime di tutte le amministrazioni locali coinvolte. "Non ci opponiamo al CPR solo perché lo vogliono costruire a casa nostra – sottolinea il collettivo – ma perché crediamo che queste strutture non debbano esistere da nessuna parte. 'Né qui né altrove' è molto più di uno slogan: è una presa di posizione netta contro un modello di gestione delle migrazioni basato sulla reclusione e sulla negazione della dignità umana".
La mobilitazione culminerà a fine giugno con una grande manifestazione pubblica a Diano Marina. L’obiettivo è chiaro: trasformare il rifiuto del CPR in una battaglia condivisa e visibile, coinvolgendo tutte le persone, associazioni, realtà sociali e politiche che vogliono un territorio accogliente, giusto e rispettoso dei diritti umani. "Vogliamo costruire una rete che vada oltre l’emergenza, capace di contrastare questa deriva repressiva e proporre un'altra idea di convivenza", concludono.