Arriva dal Regno Unito il piano per la valorizzazione della Val Prino. L'entroterra di Imperia è al centro di uno studio universitario da parte degli studenti della prestigiosa università di Plymouth.
Una delegazione ha analizzato nei giorni scorsi Dolcedo, Vasia, Prelà, Pianavia e Pantasina. Quattro settimane di lavoro per i giovani iscritti al quarto anno di Architettura, di età compresa tra 24 e 25 anni, sotto la supervisione del professor Patrick Malone, docente del politecnico britannico. Si è trattato solo di un primo passo: a questo soggiorno, proposto e pagato dall'università inglese, ne dovrebbero seguire altri. Dopo l'impostazione tecnica e di recupero del territorio, si andrà nello specifico con uno studio architettonico e un programma urbanizzazione della parte inferiore della vallata del Prino, con tanto di suggerimenti e consigli di carattere sociale e commerciale.
"Ero già stato in Val Prino per un breve periodo, nel 1979, e quando in facoltà è nata l'idea di programmare un soggiorno di studio all'estero, non ho avuto dubbi sulla località da scegliere - confessa il docente inglese - l'equipe di lavoro è composta da una decina di persone ed è suddivisa in tre squadre che si occupano rispettivamente della conformazione dei villaggi dell'entroterra imperiese, della struttura delle abitazioni sotto il profilo tecnico, analizzando inoltre la dislocazione degli spazi". I risultati saranno trasmessi fra tre mesi ai Comuni interessati. "Rientra nelle nostre intenzioni tornare in Italia per approfondire, sulla base di quello che è già stato realizzato, determinate problematiche - conclude il professor Malone - non è da escludere che, con un paio di altri soggiorni-studio, si possa giungere a un programma di urbanizzazione della Val Prino e dei suoi dintorni".
L'iniziativa dell'equipe di Plymouth ha subito suscitato grande curiosità in tutta la Val Prino. Oltre alla rivalutazione delle abitazioni nei paesi della zona si è infatti stimolato anche l'interesse della popolazione. "Nonostante qualche comprensibile problema di comunicazione dovuto alla lingua - precisa il cattedratico - siamo riusciti a instaurare un dialogo fitto e vivace con la gente del posto che ci ha aiutato moltissimo. Vorremmo ripetere la positiva esperienza anche in futuro e per farlo prenderemo in considerazione prima di tutto le domande delle località che hanno chiesto di averci ospiti".