In ambito nazionale aumenta mentre in Liguria il settore dell’agriturismo conosce una contrazione, La nostra regione, infatti conquista il secondo gradino del podio della diminuzione di questa attività: dalle 745 aziende del 2022 si passa alle 710 del 2023 con un decremento, quindi, del -4,7 per cento.
Però non è un fenomeno che si avverte in maniera decisa e concreta nel territorio del ponente ligure dove le aziende del settore non conoscono crisi. Le uniche vere difficoltà, in effetti, sono sempre i collegamenti e sono stati i tempi della pandemia da Covid, l’elemento che ha rappresentato un prima e un dopo.
“L’autostrada era e tuttora rappresenta il nostro principale problema – afferma Federica Novelli dell’Agriturismo Oltrealmare di Civezza – In particolare gli italiani sono assolutamente demotivati a subire tutte le difficoltà dei cantieri autostradali per un weekend in Riviera”.
Oltre ai problemi logistici, quattro anni fa si era aggiunto il Covid a incidere sull’attività delle aziende di agriturismo. “Prima della pandemia la maggioranza dei miei clienti erano stranieri – racconta Cinzia Giordano, titolare de Il vigneto di Dolcedo dal 2009 – dopo, invece, gli italiani sono diminuiti e molti agriturismi hanno chiuso”.
Non è stato soltanto un cambiamento quantitativo. “Il livello della clientela è cambiato – aggiunge Giordano – Adesso si verifica maggiormente la presenza di gruppi e, in particolare, più giovani”. Un cambiamento della situazione confermato da altri suoi colleghi. “Il Covid ha agito da spartiacque – precisa ancora Federica Novelli – Prima della pandemia vedevo americani, canadesi perfino uzbechi, dopo la maggioranza era europea con il 60 per cento di over 45”.
E poi a complicare e rendere difficile la vita al settore anche fattori prettamente economici. “I costi per l’energia e i servizi sono pari alle aziende commerciali cittadine – sottolinea Laura Russo de “Le sottane” di Borgomaro – mentre non si può paragonare la nostra attività con quella di un ristorante sulla spiaggia, per esempio”.
Ma la posizione stessa di queste specifiche aziende meriterebbe particolari cure a livello commerciale. “Non mi sembra – precisa Novelli – che la Regione Liguria abbia un’attenzione nel promuovere i prodotti di eccellenza del nostro territorio come l’olio extravergine meritevole di essere proposto e pubblicizzato almeno in ambito internazionale”. Comunque la speranza ed il coraggio non manca nei diretti interessati. “Vero è che alcune aziende agrituristiche con la pandemia abbiano chiuso,– ammette Laura Russo – che alcuni si siano convertiti alla ristorazione e che la regione abbia avuto una contrazione del settore ma sono convinta che l’agriturismo ripartirà anche come elemento trainante dell’entroterra”.