Cronaca - 24 aprile 2024, 07:21

Criminalità organizzata, la provincia di Imperia terra di truffe, frodi e contraffazioni: Ventimiglia è il centro di potere strategico

Il report dell’Osservatorio Regionale sulla Sicurezza e sulla Criminalità Organizzata mostra una generale diminuzione del -2,9%, ma è la decrescita più bassa di tutte e quattro le province liguri

Criminalità organizzata, la provincia di Imperia terra di truffe, frodi e contraffazioni: Ventimiglia è il centro di potere strategico

Truffe, frodi e contraffazioni, ma anche ricettazione e contrabbando, estorsioni, danneggiamenti, attentati, sfruttamento della prostituzione e associazione a delinquere.

Dal report dell’Osservatorio Regionale sulla Sicurezza e sulla Criminalità Organizzata emerge come la provincia di Imperia sia terreno fertile (ed è cosa nota) per i reati di tipo associativo con il tasso di delittuosità più alto in regione: 765 reati ogni 100 mila abitanti. La statistica è stata elaborata tenendo in considerazione i delitti denunciati dalle forze di polizia all’Autorità Giudiziaria.

L’incremento maggiore sulla variazioni percentuali 2021-2022 si registra alla voce associazione a delinquere con un +200%, seguito da sfruttamento della prostituzione con il +133,3%. In aumento del  33% anche ricettazione e contrabbando, mentre calano nettamente estorsioni (-28,9%), furti e rapine (-30%) e riciclaggio (-57,1%). Meno impattante il calo dei reati associativi legati a stupefacenti (-8,3%), truffe, frodi e contraffazione (-5,7%) e danneggiamenti e attentati (-3,6%).

Quest’ultima voce, seppure in calo, rappresenta la prima voce nell’analisi del tasso di delittuosità ogni 100 mila abitanti. Al primo posto, infatti, ci sono “truffe, frodi e contraffazioni” (584 ogni 100 mila abitanti), seguite da “ricettazione e contrabbando” (62), “estorsioni” (23), “danneggiamenti, attentati” (13), “sfruttamento della prostituzione” (3), “associazione a delinquere” (3).

Il Ponente, come noto, è terra che da anni fa i conti con la criminalità organizzata e, nel tempo, ha saputo anche dare pesanti spallate alle varie famiglie che hanno provato a espandere il loro potere in zona. Le varie operazioni hanno portato anche al sequestro di diversi beni immobili che ora sono rinati con diverse finalità sociali. In provincia sono in gestione a oggi 19 beni sequestrati alla criminalità organizzata: 18 immobili e un’azienda. I Comuni interessati sono Sanremo, Bordighera e Perinaldo.

Gli immobili destinati sono 6: uno a Bordighera, uno a Perinaldo (sono due unità per uso di abitazione e assimilabile) e quattro a Sanremo (due unità per uso di abitazione e assimilabile e due unità immobiliare a destinazione commerciale e industriale).

Le investigazioni concluse negli anni hanno dimostrato come le organizzazioni calabresi rappresentino il principale fenomeno criminale autoctono presente in Liguria, disponendo di strutturate proiezioni operative - si legge sul report dell’Osservatorio Regionale sulla Sicurezza e sulla Criminalità Organizzata - la presenza delle cosche calabresi è stata confermata da recenti riscontri giudiziari, che hanno documentato l'operatività di quattro formazioni 'ndranghetiste nel territorio e, spe-cificatamente, a Bordighera e Ventimiglia. Secondo alcune ricostruzioni investigative, il locale di Genova assumerebbe anche il ruolo di “Camera di controllo regionale”, rivestendo la funzione di raccordo tra il crimine reggino e le "unità periferiche" liguri, mentre il locale di Ventimiglia rappresenterebbe il centro di potere strategico per le numerose 'ndrine attive sul territorio imperiese e avrebbe funzioni di “Camera di passaggio” per il raccordo con le analoghe strutture attive in Costa Azzurra”.

La geografia criminale della regione mostra chiaramente come la Liguria sia stata una terra in cui hanno operato gruppi mafiosi di diversa provenienza - si legge ancora nel report - tuttavia, come è accaduto anche in altre regioni del Centro-Nord, non tutti i gruppi sono riusciti a radicarsi con le stesse modalità e analogo successo. Dunque, è vero che a più riprese la Liguria ha dovuto fare i conti con le scorribande di gruppi legati  alla Camorra e a Cosa Nostra siciliana, ma sono soprattutto i gruppi della ‘ndrangheta a caratterizzare il panorama criminale ligure. Di origine calabrese e di matrice ’ndranghetista sono le figure dei mediatori. Così come esponenti delle ’ndrangheta sono i soggiornanti obbligati che più di altri hanno lasciato la loro impronta criminale in diverse aree della Liguria. Del resto, facendo un salto temporale in avanti, si nota come tutte le più importanti inchieste giudiziarie degli ultimi 20 anni sulle mafie in regione abbiano riguardato gruppi di origine calabrese. Lo stesso si può dire a proposito delle vicende che hanno condotto allo scioglimento per presunte criminali erano sempre ’ndranghetisti”.

In ambito regionale, il territorio che più ha subito la pressione mafiosa è il versante di Ponente, in particolare l'area che si estende tra Ventimiglia e Sanremo - prosegue il report - questa scarna considerazione consente di introdurre la discussione su alcuni fattori di contesto che fanno della Liguria una terra particolarmente ambita e ricercata dai gruppi mafiosi. Il primo di questi fattori è la sua posizione geografica. La Liguria è terra di confine e le frontiere costituiscono spesso un elemento privilegiato di richiamo delle mafie. Come mostrano diverse vicende giudiziarie, alcune delle quali fanno ormai parte della storia criminale del nostro paese, il confine con la Francia è un posto ideale per la latitanza e l'espatrio di soggetti ricercati dalle forze dell'ordine. Com'è evidente, i confini amministrativi segnano il raggio di azione delle rispettive polizie, italiane e francesi, e soprattutto in tempi in cui la comunicazione e la collaborazione tra le agenzie di contrasto era meno sviluppata di ora ciò poteva essere un vantaggio per chi voleva fuggire o nascondersi. E capitato, per esempio, che dalla provincia di Imperia diversi soggetti criminali siano “espatriati” verso Mentone o altre località limitrofe per eludere il controllo da parte delle forze dell'ordine italiane. Ovviamente, i confini sono aspetti molto rilevanti anche per i traffici illegali. Il vecchio contrabbando di sigarette, di cui quello di droga ha poi preso il posto, sono attività che si sviluppano intorno alle frontiere e che, nel caso ligure, ha visto come protagonisti diversi gruppi mafiosi. In alcune vicende giudiziarie è inoltre emerso che dalla Francia sono arrivate le armi usate da gruppi mafiosi per condurre azioni di fuoco. I punti di contatto della Liguria con paesi e territori esteri non sono limitati però solo al Ponente e alla Francia. A loro modo, territori di frontiera sono anche i porti, piccoli e grandi, di cui la Liguria, per la sua conformazione fisica e per la sua posizione geografica, è disseminata. Le operazioni giudiziarie si sono concentrate soprattutto sui porti di Genova, La Spezia e Vado Ligure, ma non hanno tralasciato i porti minori, compresi i porticcioli turistici. Com'è facile intuire, per i mafiosi i porti sono una grande risorsa e costituiscono un indubbio fattore attrattivo. Dai porti, infatti, come si desume dalla cronaca e dalle numerose operazioni di polizia, passa una quota non trascurabile della droga che entra nel nostro paese. È noto che, negli ultimi 30 anni, la ‘ndrangheta si è ritagliata un ruolo di primo piano nel traffico internazionale degli stupefacenti, in particolare in quello della cocaina proveniente dal Sudamerica. Da questo punto di vista, Genova è un crocevia di particolare rilevanza strategica. È qui che nel corso degli anni sono stati sequestrate ingenti quantità di sostanze stupefacenti gestite da gruppi di 'ndrangheta. Secondo diversi osservatori, il porto di Genova è diventato un'utile alternativa, insieme al porto di Livorno, per alleggerire la pressione dei traffici illegali su Gioia Tauro (altro porto di sequestri record di cocaina) e, di conseguenza, per diminuire i rischi di incappare in un sequestro”.

Pietro Zampedroni

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