Attualità - 23 marzo 2024, 07:26

Telefonini vietati in classe, i presidi: "Strumenti utili, i rgazzi vanno educati all'uso corretto"

La stretta del Ministero sull'uso dei device anche per scopi didattici

Il cellulare, quel feticcio nemico numero 1 della scuola. Se tra i banchi non è una guerra al “device” più popolare poco ci manca ma sicuramente è una lotta quotidiana per i dirigenti.

Per gli studenti l’uso del cellulare è proibito anche da una normativa nazionale ma, tra il dire ed il fare, nascono difficoltà giuridiche. “La proibizione è ribadita nel Regolamento d’Istituto,  – precisa  Luca Ronco, dirigente del Ruffini – i ragazzi non possono usarlo ma, a norma di legge, non può essere sequestrato o tantomeno è un’azione illecita sottoporre a perquisizione il ragazzo sospettato di averlo”.

Insomma, il dirigente ha le mani legate dalla legge che, ovviamente, definisce come reato la sottrazione di un bene personale quale è il cellulare. Comunque, spesso, la situazione si risolve con l’accortezza e la prontezza dei ragazzi.

Succede – avverte Ronco – che i ragazzi riescano a usarlo senza farsi scoprire: così il problema si risolve”.

Insomma, la proibizione ha sempre il suo fascino, quello di infrangerla anche se l’atmosfera delle scuole non è certo da stato di polizia. Ma si possono provare altri approcci che non siano soltanto quelli del divieto assoluto.

Ci si  può attivare – l’idea di Mara Ferrero  preside del Cassini di Sanremo– per rendere consapevoli e responsabilizzare i ragazzi che il cellulare è utile ma non necessario e che, a esempio, può essere usato per motivi di studio e ricerche”.

Il lato “gentile” della questione secondo la visuale di Ferrero. “Non credo sia positiva la guerra di per sé, – conclude – la transizione è da governare non da demonizzare”.

Ino Gazo