Politica - 10 agosto 2022, 12:11

Rivieracqua: alcuni sindaci tentano l'ultima carta "Pronti a metterci i soldi per evitare l'ingresso del socio privato" (Video)

La proposta è arrivata da Ospedaletti, Ceriana e Borghetto D'Arroscia. Servirebbero mutui da ogni ente per poter immettere 40 milioni nella società. Ma bisogna fare in fretta

Rivieracqua: alcuni sindaci tentano l'ultima carta "Pronti a metterci i soldi per evitare l'ingresso del socio privato" (Video)

L’assemblea dei soci di Rivieracqua, che si è svolta subito dopo quella dei sindaci, sembrava dovesse essere una cosiddetta ‘messa cantata’ con in pratica la ratifica di quanto deciso dalla precedente riunione (QUI).

Alcuni dei sindaci presenti all’assemblea dei soci, invece, hanno voluto aggiungere una postilla alla votazione sull’ok al cambio di Statuto della società per consentire a Rivieracqua di diventare una Spa. In particolare sono stati i Sindaci di Ospedaletti, Ceriana e Borghetto d’Arroscia a spingere per evidenziare la possibilità che siano gli stessi comuni soci a intervenire economicamente, per evitare il bando e l’ingresso del socio privato.

Una eventualità che, nei mesi scorsi, era stata già proposta dal Sindaco di Terzorio Valerio Ferrari e che oggi è tornata di prepotente attualità. La conferma ci è stata data dal primo cittadino di Ospedaletti, Daniele Cimiotti, pronto ad affrontare un mutuo con il suo comune così come gli altri: “Per poter dare seguito a Rivieracqua possiamo mettere capitale pubblico, privato o misto. Il cambiamento in Spa era da fare e va benissimo, ma dobbiamo tutti pensare bene se vogliamo inserire capitali nostri oppure dal privato. Io mi farò promotore di una lettera ai sindaci, come fatto da Ferrari di Terzorio, di chiedere ai Consigli comunali di esprimersi in tal senso. C’è bisogno di 38 milioni e ogni comune in base agli abitanti, avrà la sua quota da pagare. E penso non siano cifre particolarmente alte. Oppure fare una parte pubblica e una chiedendo obbligazioni dal privato. Questo per non far la fine di altre società”.

Si apre quindi uno spiraglio, a pochi metri dall’arrivo, per evitare che la società pubblica possa aprire al privato, con un bando. Secondo quanto confermato dal confermato presidente Mangiante (fino al 31 dicembre insieme a Giacomo Chiappori e Sara Rodi) i tempi però sono particolarmente stretti.

Giacomo Chiappori, componente del Cda, risponde in questo modo alla proposta dei sindaci: “Avevo già sentito la proposta di Ferrari ma si è andati verso il privato perché, se non si mettono i soldini si deve andare naturalmente verso il privato. C’è necessità di fare un bando, altrimenti, ma non vuol dire svendersi al privato. Bene hanno fatto i sindaci di Ceriana e Ospedaletti, per togliere la dicitura ‘consortile’ che creava problemi a diventare Spa. Le nuove sottoscrizioni possono arrivare dai Comuni, cosa che avevamo già detto ma nessuno ha fatto niente. Se non entrano i famosi 38 milioni (visto che la società manca di liquidità ma che comincia a guadagnare), non si pagano i debiti dei fornitori. Serve una proposta urgente perché altrimenti si rischia di farla fallire e di metterla in mano ai privati”.

Il Presidente del Cda, Gianalberto Mangiante, ha messo in chiaro le cose, ovvero la necessità che i sindaci decidano in fretta l’eventuale immissione di denaro in Rivieracqua: “Non succede nulla, visto che si sindaci si erano già pronunciati su questa tematica, posta dal Comune di Sanremo. In conferenza dei sindaci, ai tempi, si era deciso di non perseguire questa strada. Se non ci saranno interventi concreti e immediati o il percorso prosegue secondo quanto deciso. L’accordo di ristrutturazione dovrà essere omologato entro l’anno così come la gara. Entro fine 2023, quindi, bisogna ripianare i debiti del passato”.

La decisione di mettere mano al portafogli per i sindaci dei comuni soci di Rivieracqua deve arrivare in fretta, entro la fine dell’anno. Altrimenti la strada di un bando per far entrare il socio privato sarà l’ultima possibilità per evitare scenari drammatici per una società che, ormai da troppo tempo si trascina in situazioni difficili che, solo grazie al certosino lavoro del Cda, sta per uscire dalle sabbie mobili del fallimento.

Carlo Alessi

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