San Lorenzo e Valli - 27 febbraio 2022, 18:21

"Il mio amico scrittore": intervista a Matteo Giovannini, autore di 'The social (de) generation - Un viaggio introspettivo nel multiverso' edito Antea Edizioni

I migliori colleghi sono coloro che capiscono la forza del lavoro di squadra mettendo da parte l'egoismo. Grazie per essere uno di quelli.

Matteo Giovannini ed Ilaria Salerno

Matteo Giovannini ed Ilaria Salerno

"Hai mai pensato a un mondo alternativo, nel quale le cose sono diverse dal come le hai vissute finora e con un grado di immedesimazione totale? Hai mai pensato di poter interpretare un altro ruolo alla stregua di una realtà virtuale e di assimilarne una esperienza e infine di svegliarti e tornare alla vita di tutti i giorni come alla fine di un sogno?"

Sono queste le domande alla base di "THE SOCIAL (de)GENERATION – Un viaggio introspettivo nel multiverso", romanzo edito Antea Edizioni dello scrittore di Arma di Taggia Matteo Giovannini alla sua seconda esperienza letteraria. Mio amico di tutti i giorni e mio collega video editor nella rubrica "Target", era inevitabile che fossi curiosa di chiedergli un po' di cose sul suo ultimo libro e che volessi realizzare questa intervista. La faccio con piacere sia per lavoro che per amicizia: i migliori colleghi sono coloro che capiscono la forza del lavoro di squadra mettendo da parte l'egoismo. Grazie per essere uno di quelli.

Come nasce innanzitutto questa tua passione? "Ho cominciato a scrivere da adolescente. Da allora, più o meno tutti i giorni e per un motivo o per l'altro, ho avuto modo e necessità di scrivere qualcosa, che sia un breve articolo o piuttosto i miei pensieri per il solo motivo di confrontarmici. Nel tempo ho raffinato la mia tecnica espositiva fino ad averne sempre più maggiore padronanza. Anche se ci troviamo in un mondo prettamente digitale, mi sento più ispirato quando comincio a scrivere su un pezzo di carta più che a schermo. Solo in un secondo momento trascrivo a computer, dove poi ho una visione più nitida e riesco a mettere in ordine quando ho gettato fuori – esattamente come è andata con la stesura del mio romanzo. "

Come è nata l'idea e a che cosa ti sei ispirato? "L'idea iniziale è nata quasi dieci anni fa, quando stavo frequentando il corso di scrittura creativa organizzato a Sanremo dallo scrittore Gianmarco Parodi. Dovevamo realizzare un incipit in medias res e, tra le bozze che avevo realizzato, c'era anche questa che descriveva un mondo nel quale le persone possedevano un loro account e potevano usarlo a piacimento all'interno di una realtà virtuale più o meno nella maniera concepita oggi dal metaverso. La persona possedeva un dispositivo nel proprio cervello che permetteva una perenne connessione ad Internet e una visione di fronte a sé dei contenuti che normalmente vediamo solo sullo schermo. Il testo è poi rimasto fermo per cinque anni perché non riuscivo a risolvere un problema di fondo: come far tornare il protagonista, o le persone in generali, alla loro realtà garantendo una totale immedesimazione. Qualche racconto e diversi anni dopo, anche ispirato dal successo letterario dell'amica scrittrice sanremese Alice Twiss, decisi di ritornare sul progetto e, di lì a poco, mi resi conto di avere la risposta già in quanto avevo scritto anni prima perché, subito dopo l'incipit, scrivevo "mi sveglio". La chiave era concepire sogno, realtà virtuale e realtà alternativa come un unico piano esistenziale chiamata diversamente a seconda del modo nel quale vi si accedeva. Stavamo parlando sempre di altri mondi, di altri universi, a prescindere da come li si volesse definire. Avevo tanti racconti realizzati a seguito di esercizi di un libro di scrittura creativa e un protagonista che aveva vissuto così tante vite ad interpretare così tanti ruoli da avere smarrito la sua identità. Alla fine si è trattato di mettere al servizio del racconto parte del mio personale percorso di riappropriazione della mia identità attraverso un viaggio tra i miei ricordi e le mie sensazioni all'interno di un mondo nel quale alla fine, tutti, hanno un loro 'account' riflesso di connotazioni attribuite da qualcun altro."

Come è strutturato il tuo libro? "Il libro è un alternarsi di racconti a sé stanti intervallati dalla crescita del protagonista a seguito delle numerose esperienze vissute nei panni di una ventina di account che potrebbero sembrare differenti ma che, in realtà, sono indissolubilmente legati l'uno all'altro. All'inizio il protagonista vede il vivere differenti varianti di sé stesso come un vantaggio: egli cerca di essere come gli altri lo vorrebbero, è disposto ad interpretare un ruolo che possa fargli raggiungere i propri obiettivi, cerca disperatamente quel ruolo che finalmente possa appagarlo, e, per farlo, arriva quasi a sacrificare la sua stessa identità – proprio come le persone che lo circondano. Scavando dentro i suoi ricordi e le sue memorie, si rende conto che non può continuare ad interpretare quella che si rende conto essere nient'altro che una "identità-riflesso". Inizia così un nuovo percorso di ricerca: inizialmente smarrito, prenderà sempre più consapevolezza all'interno di "realtà senza fine" fino a raggiungere il suo "posto nel mondo". Nessuno spoiler: sono solo i tre macrocapitoli del libro."

Diversi racconti e numerosi personaggi: come sei riuscito a creare un unico filone? "Il tema che unisce il tutto è quello della memoria, prima come essere umano e poi come umanità: cosa ha condotto le persone a vivere in un mondo alienato ed alienante? Al centro del romanzo vi è un mondo che è la naturale evoluzione di questo – vi è anche un racconto dedicato proprio ai passaggi che hanno condotto a quanto narro. All'interno di questo mondo, il progresso tecnologico permette alle persone di connettersi e di vivere account a propria discrezione, una scelta tuttavia condizionata dalle ricerche correlate e a quanto occorre alla coscienza per evolversi secondo gli schemi finora adottati. Il biochip che collega la coscienza al multiverso e che unisce i meccanismi di accesso ai sogni alle esperienze extracorporee e al classico account virtuale garantisce un'esperienza totale all'interno dei cosiddetti 'Dreamworld', altri mondi creati da sé stessi o da altri account con i medesimi meccanismi. Le esperienze di queste persone sono raccolte nell'I-Connect, un archivio in cloud presente nella rete neuronale BrianNet e che racchiude le coscienze e i cosiddetti 'dreamwalking', il nome di questo tipo di esperienze. Lo scopo è quello di fornire una risposta concreta alla domanda 'cosa succederebbe se?', con il pericolo di perdere di vista il valore autentico del nostro vissuto nella sua unicità. Un po' quello che ho imparato ad evitare grazie ai miei amici più cari."

È possibile trovare il nuovo romanzo presso la sede della casa editrice Antea Edizioni a Taggia, in via Soleri 5, presso alcune librerie come Sanremo Libri in via Roma 91 ma anche sul sito https://www.edizioniantea.it/product/the_social_de_generation/ .

Ilaria Salerno

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