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Attualità | 12 novembre 2020, 11:46

Domani anche di fronte all'Asl 1 Imperiese il presidio di protesta 'statico' dei dipendenti dell'azienda

I lavoratori rivendicato la sicurezza ma chiedono a gran voce le assunzioni.

Domani anche di fronte all'Asl 1 Imperiese il presidio di protesta 'statico' dei dipendenti dell'azienda

Si svolgerà domani, anche di fronte all’Asl 1 Imperiese dalle 10 alle 12, un presidio di protesta ‘in forma statica’ nel pieno rispetto del Dpcm, da parte dei lavoratori pubblici, per rivendicare:
- la sicurezza dei lavoratori impegnati nel fronteggiare l'emergenza pandemica:
- il necessario incremento dei fondi contrattuali aziendali che permetta il giusto riconoscimento agli operatori dello straordinario effettuato e delle indennità;
- un piano straordinario di assunzioni che deve prevedere tra le altre cose la stabilizzazione del personale e la proroga dei contratti di lavoro a tempo determinato in essere;
- il rinnovo dei Contratti Nazionali ormai scaduti.

L’iniziativa segue lo stato di agitazione già proclamato dalle Federazioni Nazionali il 19 ottobre scorso, in previsione della mobilitazione di tutti i lavoratori pubblici. “In questa fase di mobilitazione del lavoro pubblico - spiegano le categorie dei servizi pubblici di Cgil Cisl e Uil della Liguria - per rivendicare innovazione nella PA, rinnovo dei contratti e nuove assunzioni, le lavoratrici e i lavoratori pubblici danno massimo sostegno e priorità a tutto il personale sanitario. Non è assolutamente accettabile, in un periodo di emergenza come quello che stiamo vivendo, che i lavoratori debbano operare in condizioni di scarsa sicurezza. Dobbiamo riuscire ad assicurare loro costantemente dispositivi di protezione individuale, tamponi e sorveglianza sanitaria. Da tempo stiamo chiedendo il rispetto dei Protocolli e l'istituzione di tavoli permanenti di confronto sulla sicurezza nelle Aziende e negli Enti Pubblici”.

“Temiamo – proseguono - che a qualcuno sfugga che se non mettiamo in sicurezza proprio quei lavoratori che costituiscono la prima linea utile a contrastare la diffusione del Covid, presto i cittadini saranno privati dei professionisti necessari a garantire l'erogazione dei servizi sanitari; è un discorso che vale per tutti, ma a maggior ragione per coloro che sono quotidianamente in contatto con persone positive al virus. I lavoratori, già provati dalle fatiche della primavera scorsa, oggi sono stanchi affaticati: non si può chiedere loro di essere i protagonisti della sfida per l'innovazione continuando a mortificarli dal punto di vista sia professionale che salariale. Molti di questi operatori sanitari e socio-sanitari hanno abbondantemente superato le 250 ore di straordinario: va garantito loro il pagamento di quanto lavorato, occorre rivedere l’insieme delle indennità, per adeguarle a cifre più consone e realistiche superando il tetto di spesa imposto alla contrattazione integrativa dall’attuale normativa”.

“La cosa principale, comunque, è premere acceleratore sulle assunzioni. I luoghi di lavoro si stanno svuotando, l'età media aumenta progressivamente e un numero considerevole di lavoratori sono prossimi all'uscita tra quota 100 e pensionamenti dovuti al raggiungimento dell'età. Occorre immettere stabilmente nel sistema sanitario forze nuove, stiamo già perdendo il passaggio delle competenze ed il rischio è quello di disperdere un patrimonio di conoscenze di enorme valore. Come primo passo, quindi, indispensabile e urgente è procedere con nuove assunzioni per implementare il personale e rafforzare i servizi sanitari, anche attraverso la stabilizzazione dei precari ed il rinnovo dei contratti di lavoro a tempo determinato. Da anni questi lavoratori assicurano il corretto funzionamento di interi settori della Pubblica Amministrazione”.

“Una mobilitazione collettiva di lavoratrici e lavoratori pubblici – terminano i sindacati - contro chi nega l’esistenza del virus, dell’emergenza epidemiologica e del rischio che sta correndo tutto il personale medico e sanitario. Per dare il massimo sostegno a chi garantisce la nostra salute”.

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