Vinca viola: tra pietre millenarie
Odore di umido. Il silenzio pervade le pietre secolari. I muschi colorano assieme a piccole piante le superfici ostili. Il verde acceso contrasta gialli tenui e con il rosso dei residui ferrosi, ossidati dal tempo. Piccole fessure raccolgono granelli di sabbia, frammenti di paglia, di orti lontani, dove il vento ha scompigliato i capelli biondi del grano maturo.
Il sole, padrone del cielo, irradia ovunque la propria potenza. Nei carruggi la luce fatica a passare, luoghi ricchi di storia millenaria, racchiusa su se stessa, mentre il mondo fuori corre impazzito. In un angolo il pensiero di terra accoglie le gocce di una grondaia bucata, di rame, che raggruppa la rugiada della notte e innaffia una semplice vinca viola.
Cinque petali, imperfezione dei numeri dispari, armonia di una forma aggraziata. una leggera brezza porta le note di una voce effusa nei vicoli, non se ne ritrova la sorgente, ma pervade ogni spazio. Un gatto pigro, lì nei pressi, come padrone napoleonico al ritorno dopo battaglie notturne. Tonalità dai contrasti vivi e spigolosi. Il tempo può passare per il corpo, arso da lontane salsedini, ma i suoi fiori torneranno lucenti, ogni volta che la goccia cadrà sul terreno.
I signori del tempo rimangono chiusi nel castello che perde pietre; in basso un brulichio inarrestabile arricchisce i colori guardando indietro e sorridendo. La casualità è come le onde del mare. Spostando la sabbia crea nuove spiagge.