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| 08 gennaio 2018, 18:46

Imperia: processo per la morte di Matteo Maragliotti: esame dell'imputata e audizione dei medici legali. Rocca: "Con gli antibiotici forse si sarebbe potuto salvare"

Il medico, consulente del Pubblico Ministero Francesca Sussarellu, è stato sentito nel corso della terza udienza che si è svolta oggi pomeriggio. Secondo quanto dichiarato in aula e quanto ha scritto nella sua relazione, Matteo era affetto sia da una sinusite, diagnosticata dalla Thomatis, che dalla mononucleosi, diagnosi in questo caso fatta dal dottor Sebastiano Fichera del pronto soccorso di Imperia, a cui la dottoressa si era rivolta dopo che, nonostante la terapia antibiotica prescritta, Matteo non mostrava segni di miglioramento

Imperia: processo per la morte di Matteo Maragliotti: esame dell'imputata e audizione dei medici legali. Rocca: "Con gli antibiotici forse si sarebbe potuto salvare"

Se si fosse continuata la terapia antibiotica tutto questo non sarebbe successo”. Questo in sintesi è quanto ha dichiarato il medico legale Gabriele Rocca al processo che vede imputata la dottoressa Roberta Thomatis per l’omicidio colposo di Matteo Maragliotti, il giovane di Pontedassio morto nel gennaio 2013 per un ascesso cerebrale da sinusite.

Il medico, consulente del Pubblico Ministero Francesca Sussarellu, è stato sentito nel corso della terza udienza che si è svolta oggi pomeriggio. Secondo quanto dichiarato in aula e quanto ha scritto nella sua relazione, Matteo era affetto sia da una sinusite, diagnosticata dalla Thomatis, che dalla mononucleosi, diagnosi in questo caso fatta dal dottor Sebastiano Fichera del pronto soccorso di Imperia, a cui la dottoressa si era rivolta dopo che, nonostante la terapia antibiotica prescritta, Matteo non mostrava segni di miglioramento.

Proprio la dottoressa è stata sentita prima di Rocca. Thomatis, teste della difesa sostenuta dall’avvocato Bruno Di Giovanni, ha ricostruito la vicenda, ricordando di alcuni incontri avuti con Matteo e la madre, Sabrina Bonfadelli oggi presente in aula. Il primo fu nel dicembre 2012, poco prima della partecipazione a una gara di ballo a Riccione. Matteo tornò dalla dottoressa a gennaio, quando cominciò a manifestare una febbre che aveva preoccupato i genitori.

Con una prima diagnosi di sinusite, la dottoressa Thomatis prescrisse a Matteo un antibiotico. Dopo alcuni giorni la febbre non scese, così il medico cambiò terapia antibiotica, fino a consigliare ai genitori di portarlo al pronto soccorso, dove fu visitato dal dottor Fichera, che diagnosticò la mononucleosi sospendendo l’antibiotico.

Ricordo di aver avuto un confronto con il collega al quale chiesi il perché non ritenne plausibile la diagnosi di sinusite. Lui mi disse che non c’erano gli elementi”: Fichera prescrisse così il test per la mononucleosi che però non fu visionato dallo stesso medico del pronto soccorso, in quanto Matteo era già stato dimesso, ma dalla dottoressa che inviò un sms al padre di Matteo, Franco Maragliotti, confermando la diagnosi. In verità, il test aveva dato esito negativo, ma questo, come ha spiegato la Thomatis, non esclude la malattia che in effetti Matteo aveva. Secondo l’accusa però, la dottoressa avrebbe colpevolmente cessato la terapia antibiotica, non accorgendosi che in realtà oltre alla mononucleosi Matteo era affetto anche dalla sinusite.

Inoltre, in aula si è verificato uno scontro tra i legali dei genitori di Matteo Maragliotti e la dottoressa su una presunta diagnosi di broncopolmonite fatta dalla Thomatis, che avrebbe così distorto l’attenzione del medico del pronto soccorso dall’ipotesi di sinusite. La dottoressa ha però chiarito che ha trasferito il paziente al pronto soccorso motivando la decisione con la febbre alta e che la polmonite silente era soltanto una delle ipotesi, mai però diagnosticata.

Dopo la dottoressa e il dottor Rocca, è stato il turno dei medici legali della famiglia, il dottor Enzo Profumo e il dottor Andrea De Maria, che hanno confermato quanto detto da Rocca. Prima che il giudice Massimiliano Botti rinviasse l’udienza al prossimo 5 febbraio c’è stato comunque il tempo per le deposizioni di due medici di parte della difesa, che hanno invece sostenuto la tesi secondo cui la dottoressa Thomatis avrebbe agito correttamente.

Francesco Li Noce

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