Attualità - 29 dicembre 2025, 07:05

"Ghigliottina" sulla montagna ligure: 9 Comuni del Ponente sono a rischio

La legge Calderoli minaccia di cancellare con un tratto di penna l'identità montana

Non si dormono sonni tranquilli nell'entroterra ligure. La Legge Calderoli sulla Montagna (DDL 131/2025), entrata ufficialmente in vigore ma ancora nel pieno della tempesta sui decreti attuativi, minaccia di cancellare con un tratto di penna l'identità montana di decine di territori tra il Savonese e l'Imperiese.

L'applicazione dei nuovi parametri tecnici è una vera e propria "sforbiciata": la Liguria vedrebbe crollare il numero di enti montani, perdendone ben 60, 9 nella sola provincia di Imperia. Un declassamento che non è solo formale, ma economico: perdere lo status significa dire addio a fondi specifici, agevolazioni fiscali per le imprese locali e risorse per i servizi essenziali in zone già fragili. 

La normativa Calderoli impone requisiti rigidi che mal si adattano alla "verticalità" ligure: almeno 600 metri di altitudine; almeno il 20% del territorio (da soddisfare insieme alla quota); in alternativa, un'altimetria media superiore ai 500 metri.  Restano montani solo i comuni "interclusi" (circondati da zone montane). Nell'Imperiese sono a rischio Airole, Apricale, Chiusavecchia, Dolceacqua, Lucinasco, Pietrabruna, Pompeiana, Vessalico e Villa Faraldi. 

Il direttore di Anci Liguria, Pierluigi Vinai, e il presidente Pierluigi Peracchini hanno alzato il muro in Conferenza Unificata, ottenendo per ora il rinvio del provvedimento. "Avevamo lanciato l'allarme a ottobre e i fatti ci hanno dato ragione", spiegano. L'obiettivo è ora un tavolo di confronto con le Regioni per modificare i criteri, inserendo deroghe che tengano conto della reale fragilità dei territori liguri, che non possono essere misurati solo con il righello dell'altitudine.