Riceviamo e pubblichiamo da Antonello Ranise primario di Cardiologia all'Ospedale di Imperia, consigliere comunale e presidente della commissione Sanità
Oggi è una giornata importante per la nostra sanità, con l’apertura dell’Ospedale di Comunità e del Nuovo Pronto Soccorso dell’Ospedale di Imperia. Due realtà agli estremi, ma in continuità. Il Pronto Soccorso appena inaugurato offre soluzioni tecniche di alto profilo, presenta una struttura polifunzionale ottimale per la presa in carico dei pazienti acuti in continuità con la Rianimazione, la Cardiologia - UTIC, e la Radiologia. Questo permetterà un più rapido inquadramento e una tempestiva terapia dei pazienti giunti in emergenza/urgenza, anche, ma non soltanto, quelli cardiologici, fatto che mi sta evidentemente molto a cuore. Ma c’è un altro aspetto che mi preme sottolineare. Negli ultimi tre anni si sono registrati oltre 130.000 accessi, la metà circa a bassa priorità. Questo è indice di una sofferenza della medicina di base che può essere superata solo attraverso un potenziamento dell’integrazione ospedale - territorio, e in questo senso vanno l’apertura delle case di comunità e una più stretta collaborazione con i medici di famiglia. Per offrire un servizio di livello elevato è più che mai necessario affiancare al Pronto Soccorso (la cui vocazione principale deve essere l’alta intensità di cura) strutture adeguate e funzionali sul territorio, che si facciano carico dei pazienti a medio - bassa intensità, anche nell’entroterra (vedi casa di comunità di Pieve di Teco). Infine, ma non ultima come importanza, è da sottolineare la necessità di una piena integrazione sociosanitaria, ovvero la sinergia tra il mondo del sociale e quello specificamente tecnico - sanitario, ormai imprescindibile sempre, specie nella nostra realtà territoriale. E’ progressivamente aumentata la vita media, con tutto ciò che comporta in termini di fragilità, cronicità e necessità di assistenza, nel contempo i progressi della medicina rendono cogenti strutture adeguate e funzionali. Non può più esistere il sociale a carico dei comuni scollegato dal mondo della sanità inteso come realtà a sé stante. Pensare una sanità migliore significa andare nella direzione di una presa in carico globale di pazienti spesso con problematiche complesse, talora invalidanti, i cui bisogni devono essere affrontati nella loro globalità.