Come un novello Padre Brown, il parroco di Oneglia, don Giovanni Grasso, si è trasformato in detective, sgominando una banda di giovani ladruncoli che erano impegnati a forzare le cassette delle elemosine, mettendosi poi in tasca i pochi spiccioli che riuscivano a trovare.
Appena terminata una confessione, all’interno della chiesa di San Giovanni, davanti a quasi 200 fedeli, don Grasso ne ha acciuffato uno sul fatto, chiudendolo poi in sacrestia. Poi, con grande calma e freddezza, ha preso il telefono e ha chiamato la polizia. I fatti sono accaduti nel pomeriggio, nel pieno della funzione pomeridiana riservata ai bambini del rione. La banda, quattro ragazzini, il più grande appena quindicenne, da tempo agiva indisturbata nella chiesa di San Giovanni, la più importante di Oneglia. Da una ventina di giorni don Grasso notava strani segni sulle cassette. “Sembravano - come ha poi raccontato agli investigatori - tracce di forzatura I contenitori, quasi completamente vuoti, hanno dissipato ogni mio dubbio”.
Il sacerdote ha cosi pensato di dare la caccia ai ladruncoli da solo, prima ancora di allertare i poliziotti. Ogni pomeriggio, durante le funzioni, non perdeva mai di vista le cassette. Gli ammanchi, nonostante la sua attenzione, erano però proseguiti. “Non sapevo più che pesci pigliare – ha raccontato don Grasso a cose finite - quasi tutti i giorni subivo i furti di quegli smidollati. Non sono mai stati un gran danno, è vero. I pochi spiccioli che riesco a mettere assieme per la parrocchia servono giusto a risolvere i problemi di tutti i giorni. Ma è il principio sbagliato, la cosa che mi dava più fastidio. Non si deve rubare in chiesa, la casa di Dio". Cosi il parroco si è organizzato. Ogni volta che entrava nel confessionale, pur non perdendo una sola parola del penitente, teneva gli occhi bene aperti, puntati sulle cassette delle offerte. Era sicuro che i ladri, se non si fossero accorti di lui, avrebbero nuovamente rubato.
La strategia ha avuto successo. “Stavo confessando un bambino – spiega il detective in tonaca – a un certo punto ho notato alcuni ragazzi più grandi degli altri entrare in chiesa. Sin qui nulla di strano. Ho incominciato però a sospettare che i ladri potessero essere loro quando li ho visti avvicinarsi con circospezione alle cassette. Erano in quattro. Due di loro, dopo essersi guardati bene attorno, si sono confusi tra la gente che affollava la chiesa e si sono diretti verso l'altare. Lì nei pressi, c’erano altri contenitori: a questo punto, sono entrato in azione. Sono uscito dal confessionale e ho beccato il più vicino, gli altri sono scappati. L'ho preso per un braccio e l'ho portato in sacrestia. Poi ho chiamato la polizia”.
Il ladruncolo è un ragazzo portorino, per nulla intimorito dalla situazione, quando si è trovato di fronte agli agenti della questura, si è comportato “da duro”. “Quei soldi mi servivano per giocare alla sala giochi. Non ho niente altro da aggiungere”. Poco dopo, però, è “crollato”, confessano l’identità dei suoi complici. Per tutti e quattro è scattata la denuncia alla Procura.