Riceviamo e pubblichiamo
Intervenire sulla mobilità veicolare urbana è una delle decisioni più complesse per un’amministrazione pubblica: modificare abitudini consolidate della popolazione proponendo soluzioni nuove, sempre inizialmente osteggiate, genera quasi inevitabilmente proteste. Se poi il tema della mobilità si lega alla sostenibilità ambientale, l’impatto delle proposte diventa ancora più esplosivo. Questo vale non solo per chi governa le città, ma anche per le associazioni che, con ruoli di partecipazione attiva, avanzano proposte sullo stesso terreno. Ricordo, a titolo di esempio, gli interminabili confronti pubblici, le discussioni accese e i dissensi quando, come Legambiente, proponemmo l’isola pedonale di via Cascione. Da un iniziale fortissimo contrasto da parte di cittadini, commercianti e forze politiche, si arrivò – attraverso un percorso lungo e partecipato – alla sua realizzazione. Oggi quell’intervento è ampiamente condiviso anche da chi allora vi si opponeva.
Oggi, per la prima volta a Imperia, si decide di togliere asfalto per fare posto a un bosco di alberi di media dimensione. Una scelta innovativa e coraggiosa, in controtendenza rispetto al tradizionale uso del territorio. Ma proporla senza un adeguato confronto pubblico, nascondendola tra le pieghe della programmazione triennale delle opere, è un errore politico e di metodo: significa scegliere “a prescindere” e rinunciare a spiegare le ragioni di una decisione che guarda al futuro. Presentarla alla città non avrebbe impedito la nascita di comitati, ma avrebbe permesso di chiarire obiettivi e vantaggi, evitando il proliferare di notizie distorte e allarmistiche che per mesi hanno riempito le pagine della stampa locale.
Il piano del PNRR, che finanzia il progetto, pone obiettivi chiari: passare dai metri quadri agli ettari di verde, ridurre le superfici asfaltate e adottare le foreste urbane come riferimento strutturale e funzionale della città. Rivalorizzare le aree verdi già esistenti è importante e necessario, ma diverso dalla forestazione urbana. I fondi del PNRR si ottengono solo eliminando asfalto, rendendo permeabili i terreni, piantando alberi e creando nuove aree verdi. Sorge allora una domanda: chi si oppone al progetto condivide questa prospettiva? Europa Verde certamente sì. La localizzazione, tuttavia, è sempre un elemento cruciale: togliere asfalto significa incidere sulla mobilità e sulle aree di sosta. Per molti il verde urbano dovrebbe essere collocato solo in zone “marginali” o già verdi, senza comprendere l’importanza della sua presenza diffusa dentro il tessuto urbano. Piante e alberi non sono arredo: mitigano il microclima, assorbono emissioni, attenuano il rumore, regolano il deflusso delle acque meteoriche. Riforestare significa piantare e curare alberi, arbusti e piante all’interno delle aree urbane. Ed è quasi certo: qualunque area asfaltata fosse stata scelta sarebbe stata giudicata “inidonea” da qualcuno.
La zona individuata è il Lungomare Vespucci, un’arteria a quattro corsie sovradimensionata per un limite di velocità di 50 km/h e che non presenta criticità di traffico, se non in tratti limitati. Il progetto prevede la riqualificazione dell’area e la rimozione di tratti asfaltati per favorire l’infiltrazione delle acque meteoriche, il potenziamento e la riqualificazione delle alberature esistenti con nuove essenze autoctone, la creazione di un percorso pedonale ombreggiato vicino a Porto Maurizio mantenendo i parcheggi più utilizzati, la riqualificazione del verde e un nuovo percorso pedonale drenante nella parte centrale e, infine, l’intervento più radicale tra McDonald’s e l’intersezione con via De Marchi e via Armelio, dove entrambe le corsie saranno eliminate per creare il bosco urbano e un percorso ciclo-pedonale. L’intervento comporta un aumento complessivo di 3.817 m² di superficie drenante, di cui 2.250 destinati al bosco urbano, e la piantumazione di alcune centinaia di alberi e piante.
Il progetto rappresenta una scommessa, sia come ricucitura tra Porto Maurizio e Oneglia, sia per la manutenzione futura. È un’inversione di tendenza significativa: rinaturalizzare invece che cementificare. L’area scelta è tra le meno problematiche per la viabilità, già pesantemente urbanizzata, vicina al depuratore e priva di identità. I parcheggi eliminati risultano marginali o compensati da nuove aree retrostanti. Quando si giudica un’opera occorre entrare nel merito, evitando slogan generici e populisti: solo così è possibile valutare aspetti positivi e criticità. Alla mancanza di confronto da parte di chi governa si deve rispondere con dialogo aperto e proposte concrete, non con pregiudizi. Le preoccupazioni dei cittadini sono legittime, ma vanno affrontate con alternative credibili e nei tempi giusti. Il progetto, presentato nel dicembre 2024 e definito nel maggio 2025, oggi è già in fase esecutiva.
Gabriella Badano – Europa Verde, Imperia