Cinque ore di interrogatorio serrato per Michele Russo, ex dirigente della Provincia di Imperia, chiamato a rispondere davanti alla Procura europea nell’ambito di una delicata indagine per tentata truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. L’inchiesta, che ha già coinvolto figure di primo piano della politica e dell’imprenditoria locale, ruota attorno al controverso progetto del biodigestore di Taggia, finanziato attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Nel mirino degli inquirenti ci sarebbe un presunto tentativo di ottenere oltre 6,4 milioni di euro attraverso dichiarazioni false nella documentazione inviata al Ministero dell’Ambiente. Secondo la tesi accusatoria, sarebbe stato dolosamente omesso il collegamento dell’impianto a una discarica di servizio, elemento che avrebbe potuto compromettere l’approvazione del progetto e, conseguentemente, l’erogazione dei fondi europei.
Tra gli indagati, oltre a Russo, figurano anche il presidente della Provincia di Imperia, Claudio Scajola, e Riccardo Demicheli, amministratore delegato della Avalon Srl, società incaricata della realizzazione dell’impianto. Un triangolo istituzionale e imprenditoriale che ora rischia di scatenare una vera e propria tempesta giudiziaria nel ponente ligure.
Dopo la revoca del finanziamento da parte del Ministero, la Provincia ha annullato l'incarico ad Avalon e ha ottenuto la restituzione della prima tranche di pagamento già versata. Una mossa necessaria per arginare i danni, ma che non basta a placare l’attenzione mediatica e politica su un caso che tocca la gestione dei fondi pubblici e la credibilità delle istituzioni locali.
Durante l’interrogatorio, Russo è stato sottoposto a domande puntuali sulla catena decisionale e sulla stesura della domanda di finanziamento. Sebbene non siano emerse misure cautelari nei suoi confronti, la sua posizione resta delicata. Le indagini proseguono in stretta collaborazione con la Guardia di Finanza, e non si escludono nuovi sviluppi o ulteriori iscrizioni nel registro degli indagati.
Il progetto del biodigestore di Taggia, presentato come fiore all’occhiello dell’innovazione ambientale nella provincia di Imperia, rischia ora di diventare il simbolo di una gestione opaca dei fondi PNRR. La comunità locale resta in attesa di chiarezza, mentre la Procura continua il suo lavoro per fare piena luce su ogni responsabilità.