Attualità - 03 maggio 2025, 14:24

LA STORIA. A Torrazza e a Imperia sale l'attesa per il Conclave: si tifa per il cardinale Pizzaballa

Successore e seguace del Patriarca di Gerusalemme monsignor Bracco

LA STORIA.  A Torrazza e a Imperia sale l'attesa per il Conclave: si tifa per il cardinale Pizzaballa

C'è un lungo, affascinante e suggestivo filo rosso che unisce in questi giorni, non solo idealmente ma anche storicamente, la frazione di Torrazza e la città di Imperia al Conclave e a Gerusalemme, la città santa. Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, 60 anni, Patriarca di Gerusalemme e tra i più seri candidati alla successione di Papa Bergoglio, non ha mai nascosto, nei suoi interventi e nei racconti agli amici più intimi, di aver preso in mano il prestigioso ma delicato testimone, studiando e analizzando a fondo testi, lettere e figure di chi lo ha preceduto in un incarico così importante.

 Tra questi spicca il nome di monsignor Vincenzo Bracco, secondo Patriarca di Gerusalemme, tra i più influenti e acclamati della storia patriarcale. Monsignor Bracco ricoprì l'incarico dal 1873 al 1889.

  Nato il 14 settembre 1835 a Torrazza, a nemmeno 24 anni venne ordinato sacerdote a Genova. Arrivato nel maggio del 1860 al Patriarcato, lavora come professore di filosofia al seminario e, a soli 27 anni, ne diventa rettore. Nel gennaio del 1866 viene nominato vescovo titolare di Magydus e vescovo ausiliare del Patriarca. Il 21 marzo 1873 viene nominato Patriarca di Gerusalemme. Tra il 1873 e il 1889 è fondatore delle missioni di Ermemin, Fuhais, Kerak, Reneh, Chefamar, Rafidia, Madaba,  Ain Arik, Zababdeh, Hoson,  Ajloun ma soprattutto Gaza. Muore di polmonite a 54 anni, il 19 giugno 1889. Le sue spoglie sono custodite a Gerusalemme in Terra Santa. 

Nato in una famiglia poverissima, Vincenzo mostrò una precoce attitudine all’apprendimento, fu uno studente di successo al collegio di Porto Maurizio. Non poteva però permettersi di pagare il pensionato e dovette così iscriversi come studente esterno. Se questo gli permise di seguire il programma scolastico come ogni altro studente, significò anche che doveva fare cinque chilometri da Torrazza a Porto Maurizio, ogni mattina e ogni sera e per di più all’alba, perché la Messa era celebrata ogni giorno un’ora prima dell’inizio delle lezioni e lui non voleva perdersela.

Oltre a questo, trascorreva le sue vacanze a lavorare la terra con la sua famiglia, servendo fedelmente la Messa ogni mattina. Si potrebbe pensare che un tale programma gli lasciasse poco tempo per lo studio, ma non fu così. Malgrado queste difficili condizioni, monsignor Bracco riuscì comunque a diventare il primo della sua classe, al punto che i suoi compagni si arresero nella gara per il primo posto, giudicandola impari. E pensare che fu considerato “troppo debole” per il servizio militare. Non aveva ancora terminato gli studi che la sua reputazione era già affermata. Serio, disciplinato, pio, calmo. Non mancavano gli aggettivi positivi per descriverlo. Grazie a frate Antonio Belloni, un salesiano che aveva studiato con lui e che era molto legato alla causa degli orfani, queste lodi raggiunsero le orecchie di monsignor Valerga, il primo Patriarca latino di Gerusalemme. Così, alla fine del 1859, quest’ultimo scrisse al Prefetto della Sacra Congregazione per chiedere che il giovane missionario lo raggiungesse in Terra Santa. Si racconta che quando il torrazzino ricevette la notizia, disse semplicemente: “Amen!”. Non era timido, il buon Vincenzo. 

"La sua umiltà era tale che qualche volta portò a situazioni sorprendenti - si scrive di lui sul sito istituzionale e ufficiale del Patriarcato Latino di Gerusalemme -  scelto dal Papa per diventare vescovo ausiliare del Patriarcato nel 1866, la sua nomina fu ricevuta con grande entusiasmo: la folla in festa accolse il nuovo vescovo con cortei, dimostrazioni di scherma, colpi di cannone, fuochi d’artificio e canti tradizionali. Ma appena i festeggiamenti finirono, monsignor Bracco si chiuse in camera e pianse a lungo, come se una tale dimostrazione l’avesse profondamente colpito. Era persona sempre pronta a “presentare il suo portamonete” a ogni povero o per una buona causa (come diceva uno dei suoi professori di teologia) ma si rivelò poco incline a prendersi cura di sé stesso".

Tra le sue opere universalmente diffuse, va ricordato senz'altro il fondamentale aggiornamento e adattamento ai bambini, diviso in due volumi, uno per i più piccoli e l’altro per gli adolescenti, scritto in arabo e poi tradotto in francese, del testo che rimarrà riferimento storico per il catechismo dei giovani per più di mezzo secolo. Ma non si fermò qui: tradusse anche la Bibbia in arabo con l’aiuto dei Gesuiti e scrisse molte lettere pastorali ai suoi fedeli, per mantenersi in contatto con loro e insegnare la religione. Ed è proprio questa l'aspetto che maggiormente lo avvicina al cardinale Pizzaballa. La rigidità delle sue regole è stata oggetto di studi appassionati da parte dei moderni Patriarchi di Gerusalemme, cardinal Pizzaballa in primis. "Si alzava sempre alle 5, celebrava poi la messa alle 7, quindi il Ringraziamento alle 8 con successiva  recitazione del Mattutino e delle Lodi. Quindi altra mezz’ora di preghiera, seguita e lunghi esami di coscienza dopo la lettura spirituale".  Le sue regole principali erano: "non prendere mai una decisione su una questione seria senza avere prima implorato la luce dello Spirito Santo per almeno tre giorni” e “tentare di mantenere in me stesso un profondo senso di umiltà”.
 
Un altro aspetto rivoluzionario di monsignor Bracco, ereditato alla perfezione dal suo attuale successore  Pizzaballa, il quale ne ha fatto un sorta di personalissimo biglietto da visita, era l'ammirazione convinta che di lui avevano i musulmani. "Lo chiamavano l’uomo che non pecca”, ricordano gli studiosi in Terra Santa. La storia racconta che, poche ore prima della sua morte, della sua morte, agonizzante per la polmonite, tutti i sacerdoti di Gerusalemme andarono al suo capezzale per ricevere la benedizione. La notte seguente, monsignor Bracco spirò dopo sedici anni di lucida e appassionata guida del Patriarcato latino.

Tra pochi giorni, a distanza di quasi 136 anni da allora, un Patriarca di Gerusalemme, capace di seguire alla perfezione le orme pastorali lasciate da monsignor Bracco, entra in Conclave tra i maggiori candidati alla successione di Papa Bergoglio: Torrazza e Imperia seguiranno con ancora maggiore  attenzione e curiosità l'evento, in qualche modo fiere e orgogliose che un personaggio importante della storia e della tradizione cattolica locale possa riverberare la sua luce su San Pietro, magari aiutando il suo successore a salire sul soglio di Pietro.

Sia Paolo VIº sia papa Ratzinger hanno pregato sulla sua tomba nel corso dei loro viaggi a Gerusalemme.

Giorgio Bracco-Diego David