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Attualità | 25 luglio 2021, 07:00

Ittiturismo, settore dalle potenzialità tutte da scoprire per la provincia di Imperia. Salvatore Pinga: "Io e i miei colleghi siamo stati pionieri, speriamo di ispirarne altri" (video)

Il titolare della barca da pesca 'PingOne', ormeggiata nel porto di Oneglia, racconta la sua impresa a Cetara e lancia una sfida: "il comparto si può sviluppare sul modello degli agriturismi"

Ittiturismo, settore dalle potenzialità tutte da scoprire per la provincia di Imperia. Salvatore Pinga: "Io e i miei colleghi siamo stati pionieri, speriamo di ispirarne altri" (video)

L'ittiturismo è un settore economico che in provincia di Imperia, nonostante la presenza di alcune realtà radicate sul territorio da tempo, stenta a conoscere quello sviluppo che la presenza di una forte tradizione del mare e la presenza massiccia di turisti farebbe pensare possibile e auspicablie.

Per discutere di questo tema abbiamo incontrato Salvatore Pinga, titolare della barca 'PingOne', che propone piatti di pescato locale da anni ormeggiata nel porto di Oneglia. Pinga è peraltro reduce da un viaggio in costiera amalfitana effettuato con il suo peschereccio, dedicato da una parte a riscoprire le radici della sua famiglia originaria di Cetara, e dall'altro alla divulgazione al sud della sua esperienza ittiturstica.

"Qua in Liguria ormai si può dire che l'ittiturismo sia un tipo di attività stabilmente presente, mentre nel meridione si tratta di un tipo di attività dalle potenzialità tutte da scoprire, e con il viaggio verso Cetara abbiamo cercato di raccontarlo - ha spiegato Salvatore Pinga -. Anche per questo ho deciso di intraprendere questa riscoperta dei luoghi originari della mia famiglia. Si è trattato di una sorta di ritorno rispetto a chi migrato verso il nord dell'Italia e in Liguria fra gli anni '50 e '60, per cercare fortuna".

Come tutte le attività legate a ristorazione e ricettività anche l'ittiturismo ha ricevuto un duro colpo dalla pandemia, che ha costretto a un lungo stop: "Sicuramente il periodo covid non ci ha aiutato; l'anno scorso abbiamo cominciato a lavorare verso fine maggio e la situazione non è cambiata molto quest'anno, durante il quale per questo discorso di gemellaggio con Cetara abbiamo perso una ventina di giorni ulteriori di presenza su Imperia. Il covid ha ridotto poi la disponibili sulla barca a causa delle distanze. Ora per il futuro ci aspettiamo una pur lenta ripresa, compatibilmente con quelle che saranno le novità legate alla pandemia".

Diversa invece la situazione del comparto pesca, che invece non ha risentito della crisi legata al covid: "Quello che incide veramente su questo genere di attività sono le condizioni meteorologiche, che come tutti possono vedere in questa prima parte dell'estate non hanno certamente aiutato. Comunque con l'impiego delle diverse tecniche, alcune delle quali risentono meno di condizioni meteo non ottimali, abbiamo aggirato le difficoltà rimanendo grosso modo sul livello di attività degli anni scorsi".

Anche da un punto di vista della domanda di pesce sul mercato le cose sono rimaste abbastanza ferme durante gli ultimi 24 mesi, contrariamente che per molti altri generi alimentari, che hanno conosciuto un rincaro di richieste. Per quanto riguarda il pescato locale il principale collo di bottiglia che ne limita la richiesta sono le abitudini di consumo ormai consolidate delle persone, che raramente si spingono ad assaggiare qualcosa di diverso dal solito: "La poca conoscenza del pesce locale crea una certa difficoltà - spiega Pinga -: per una serie di motivi i consumatori conoscono il branzino, l'orata, la classica vongola o il muscolo. La nostra difficoltà è quella di far conoscere e apprezzare il pescato locale, ed è anche questo uno dei motivi per cui nasce l'ittiturismo. Si tratta di varietà di pesce nominato impropriamente povero, che è sicuramente buono da consumare come altre varietà, ma meno conosciuto. La nostra sfida è proprio quella di far apprezzare dei prodotti meno blasonati, ma altrettanto validi principalmente perché sicuramente molto freschi. Un modo di valorizzare questi prodotti a chilometro zero è proprio quello di proporli cucinati in barca come facciamo sul 'PingOne'. Non è una missione semplice, ma ci battiamo per far sì che pesi come il sugarello, la palamita e la cavalla siano si possano trovare nei nostri piatti, a casa o al ristorante, al pari di un pesce di allevamento che per quanto buono non è certamente pescato del giorno".

"Ci sono delle campagne che mirano a fare una sorta di promozione di questo pesce - ricorda Pinga -. Esiste questo genere di supporto perché è interesse di tutti riuscire a sfruttare le risorse locali al pari di altri prodotti la cui qualità è diversa sicuramente".

Se in Liguria l'ittiturismo è ormai una realtà consolidata, in provincia di Imperia sono solo tre le realtà impegnate nel ramo, e sicuramente c'è ancora spazio sul mercato affinché arrivino nuove attività alle luci della ribalta: "Sicuramente io sono dell'idea che ogni porto della provincia di Imperia dovrebbe avere un'impresa simile alla mia- conclude Pinga -. Ad esempio a Sanremo ci sono due attività, una delle quali fa solo asporto dalla propria imbarcazione e una che fa l'ittiturismo in un vecchio ristorante convertito. La problematica è trovare un pescatore che abbia la voglia di portare avanti questo tipo di attività, perché normalmente chi lavora in questo settore lo fa per passione, e trasformare le proprie attività per intraprendere un ittiturismo non è semplice se non in casi particolari. Io sono uno dei pochissimi, visto al momento in provincia siamo in tre, e ci sono assolutamente i margini di mercato per farne altri. Il fatto è che solitamente il pescatore preferisce rimanere in mare, anche perché così non c'è da pensare a fare le pratiche per l'hccp e altre faccende burocratiche. Io come i miei colleghi siamo stati pionieri in questo settore e speriamo di essere fonte di ispirazioni per altri: si può uscire in mare una volta in meno e tentare la carta dell'ittiturismo. Sicuramente nel corso di pochi anni questo è un filone di attività che potrebbe svilupparsi sul modello di quello che è successo con gli agriturismi. Chi inizia una strada nuova ha maggiore difficoltà, ma forse la nostra esperienza consolidata potrà rendere la strada più facile a chi vorrà seguire le nostre orme".

Infine abbiamo chiesto a Salvatre Pingone se dal suo punto di vista anche la pesca-turismo non possa essere un tipo di attività potenzialmente proficua e interessante per far vivere a turisti e curiosi tutto il mondo che st dietro a un piatto di pesce: "E' una strada percorribile, anche se presenta numerose difficoltà, a partire dalla scarsa prevedibilità delle condizioni meteo; il turista naturalmente preferirebbe venire a pesca nel fine settimana, ma nessuno garantisce che allora ci sia la giusta finestra meteorologica per andare in mare. L'attività di pesca-turismo noi la facciamo già da 8 anni, ma deve incontro al fatto che basta un po' di mare agitato o di vento sostenuto per mandare a monte l'uscita. Il pescatore magari andrebbe lo stesso a pescare, ma non è consigliabile portarci un turista, che magari non è abituato a stare in mare con le onde e potrebbe tare male per il movimento e le oscillazioni della barca. Quindi si può fare ma è complicato dare continuità a una simile attività: a noi piacerebbe molto portare le persone a capire tutti i giorni cosa c'è dietro un piatto di pesce, ma il mare non lo consente".

 

Carlo Ramoino

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