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Economia | 24 agosto 2020, 11:13

Scuola, la tecnologia più innovativa che abbiamo in Italia per creare futuro

In un mondo in cui i ragazzi si scambiano via GPS le coordinate dei locali in cui trovarsi per un aperitivo in totale sicurezza, in cui la chimica si impara con la Realtà Virtuale ed in cui una tredicenne di Hong Kong ha creato una App per imparare le lingue straniere in modo semplice e veloce, dobbiamo dare ai nostri giovani una scuola molto diversa.

Scuola, la tecnologia più innovativa che abbiamo in Italia per creare futuro

«Latitudine 44°0'33"12 N - Longitudine 08°9'54"00 E. Ci troviamo tutti qui alle 18:00, il bar sulla spiaggia è semplice, ma bello e sicuro. Tutti con mascherine! E oltre a rispettare le norme, fanno un mojito strepitoso!! A dopo fra’».

Per decifrare questo messaggio anche chi non è immerso ogni giorno nella tecnologia e non incontra i giovani in università non ha bisogno della famosa macchina Enigma, ma solo di riconoscere che il mondo è cambiato da un ventennio.

Capire perché i ragazzi utilizzano la rete per ogni cosa non è poi così complicato, tutto è a portata di click, si risparmia tempo (per stare insieme all’aperitivo!) e denaro (per comprare quel fantastico bikini che piace tanto a Matteo senza saccheggiare il portafoglio di mamma!) e lo si può fare da qualsiasi posto in cui ci sia copertura. Bisogna cioè che genitori, insegnanti ed istituzioni sviluppino la consapevolezza di vivere in un mondo che corre alla velocità del 5G, in cui le stampanti 3D realizzeranno entro 10 anni organi umani perfettamente funzionanti e senza rischi di rigetto, la matematica e la chimica si imparano aprendo aule virtuali da un capo all’altro del mondo ed è possibile pagare con un sorriso la nostra nuova T-Shirt via App.

Ma come gli altri Paesi europei stanno usando la tecnologia per consentire agli studenti di ogni ordine e grado di ricominciare la scuola condividendo quel meraviglioso percorso di confronto e di crescita dei nostri piccoli cittadini del futuro?

Mentre con grande impegno cerchiamo una soluzione sicura per riaprire il nostro patrimonio immobiliare scolastico con un’età media di 52 anni per edificio, scopriamo grazie ad amici, genitori ed insegnanti stranieri il modo in cui studiano oggi i loro figli al tempo del COVID-19 in giro per l’Europa e come l’Estonia sia oggi in vetta alla classifica europea dell'istruzione per avere l’87% di scuole abituate ad utilizzare soluzioni digitali per la formazione già prima della pandemia. Sicuramente da un Governo che dal 2007 ha reso digitali prescrizioni mediche e cartelle cliniche, che ha diffuso ovunque ed in modo gratuito il Wi-Fi pubblico e che ha messo online il 99% dei servizi statali, possiamo trarre qualche ottimo spunto.

Nasce dunque una domanda dura, ma spontanea: la generazione di professori che oggi ha 50-60 anni rappresenta la soluzione per la creazione di un modello di scuola davvero competitivo oppure è il vero ostacolo da superare per ripensare il sistema educativo italiano all’altezza del Metodo Montessori, nostro orgoglio praticato in più di 60.000 scuole in tutto il mondo?

Un ecosistema che vive di anno scolastico in anno scolastico sospeso tra precarietà ed abitudini dure a morire, in cui personale vuole stampare a tutti i costi il registro digitale “perché è meglio averlo anche stampato”, che strabuzza gli occhi quando racconti loro di accedere al pc dal tuo smartphone oppure sorride sotto i baffi se li si invita a vedersi su Meet, come se fosse una piattaforma di incontri online e non una App per tenere riunioni video fra persone interne o esterne all’organizzazione.

Ci rendiamo allora conto che la fascia intermedia dell’istruzione rappresenta oggi un lustro incapace di stimolare il talento dei cittadini e degli imprenditori del futuro. Non importa se per uno storico ritardo nella realizzazione delle riforme, per mancanza, presunta o reale, di risorse economiche dedicate, o per assenza di un piano strategico di lungo periodo, la scuola italiana è ancorata al palo dell’evoluzione darwiniana, e vive nelle secche interrotte da spirito di iniziativa a macchia di leopardo, tuttavia incapace di sfruttare la spinta dell’alta marea per prendere il largo ed andare lontano vento in poppa.

Un gap difficile da colmare, sia per cultura, sia per la resistenza che ognuno di noi oppone per natura quando viene sollecitato ad uscire dalla propria zona di confort.

Ma al mondo si dice che esistano solo soluzioni e non problemi. Ed allora perché, mentre si posizionano i banchi a rotelle, il Governo o le Regioni in delega non organizzano un Hackathon della Scuola in cui collaborare con giovani docenti, esperti ministeriali e consulenti digitali per insegnare agli “anziani” della scuola come utilizzare Google Drive o come connettere stampante e notebook via Bluetooth?

Il volto umano dell'istruzione in Italia è diventato opaco da molti anni, ecco perché dobbiamo ricominciare ad investire nella tecnologia più avanzata che possiamo avere nel Bel Paese: la scuola.

Non adottare ciascuno strumento innovativo utile a creare una formazione competitiva (EdTech) significa non educare a dovere i futuri cittadini di domani.

Un rischio che non possiamo proprio permetterci.

Enrico Molinari

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