Attualità - 14 aprile 2020, 12:20

Le mie prigioni: le memorie di un disegnatore costretto a rimanere a casa

Il coronavirus ci costringe all’isolamento sociale e le nostre case, poiché non lo abbiamo scelto, ma ci è stato imposto, si sono trasformate in prigioni.

Le relazioni sociali sono cambiate, il telefono e la rete ci permettono di restare in contatto con i nostri familiari e amici, il tempo ci permette di ritrovare amici di cui avevamo perso le tracce.

Per alcuni restare a casa è comunque divertente e passano il tempo leggendo libri, scrivendo memorie, sfogliando album fotografici e cucinando, cucinando e cucinando....

La casa è vissuta come un rifugio, un riparo sicuro dalla malattia.

Ma per altri non è così e rimanendo a casa passano tutto il tempo contando i giorni, che mancano al ritorno alla libertà di muoversi, e, incollati al televisore, seguono tutte le dirette sul virus e la sua diffusione nel mondo. Uno stress che genera ansia e preoccupazione.

Abbiamo chiesto a Tiziano di rivedere in chiave moderna il libro di Silvio Pellico, dove ha raccontato della sua lunga prigionia rivelando ai lettori i suoi sentimenti più profondi. Perchè dolore, bontà, amore, umanità e fiducia sono presenti anche in prigione.

In prigione.... si apprezza l'ora d'aria

si pensa al futuro...

si è un pochino confusi... 

le parole sono sempre importanti...

 

si scoprono sentimenti nuovi


non si ha paura di nulla...

 

aumenta la consapevolezza...

 

crescono i dubbi...

 

lo sguardo è importante... 

la televisione diventa un nemico 

 

si riflette con attenzione

 

la noia ci opprime 

 

la fantasia è senza freni... 

 

si vede tutto più nero..

e  vengono cattivi pensieri

si sogna e si rimane con un grande dubbio.

Tiziano Riverso e Claudio Porchia