"L’emergenza, ormai, è diventata normalità per l'agricoltura. Un'alluvione, un periodo di siccità o condizioni climatiche avverse hanno da sempre portato l'agricoltura alla soglia del rischio. Rischio anche per la natura, per i prodotti chimici che impregnano i terreni, rischio per le sostanze sospette che ci cibiamo, rischio per il degrado dell'ambiente, rischio il nostro futuro, ma sempre siamo riusciti ad alzarci, a rimetterci in piedi e superare ogni ostacolo".
Interviene in questo modo l'agricoltore ponentino Marco Damele sull'emergenza Coronavirus che, ovviamente, coinvolge anche il mondo agricolo. "Il 2020 è certamente la prova più difficile e dura che il comparto sta vivendo nel corso degli ultimi 70 anni. Un virus - prosegue - ha messo in ginocchio la floricoltura ligure, nazionale ed Europea. Da soli, arrivati a questo punto non ce la possiamo fare. Previsioni di un mese, due mese o sei mesi sono mera utopia, i raccolti sono irrimediabilmente compromessi, la stagione persa, i mercati europei fermi, da più parti si inizia a portare al macero l'invenduto, a distruggere in serra i prodotti. La natura non si ferma e la terra ha bisogno di cure continue anche se non si vende, con sforzi economici che attaccano il cuore di ogni nostro risparmio e guadagno maturato in questi anni".
"L'agricoltura rimarrà sempre uno tra i settori più complessi. Non ci si può illudere che bastino poche misure legislative, poche agevolazioni creditizie per far ripartire la produzione da parte di una classe di agricoltori stanchi e invecchiati e ora impauriti e costretti anche a chiudere, lasciando a casa migliaia di addetti del comparto con la previsione di centinaia di aziende che non riapriranno mai più. Bisogna invece pensare oggi al dopo emergenza Coronavirus - termina Damele - lasciando da parte un passato che, tranne poche e lodevoli eccezioni, è ormai tramontato; un'agricoltura completamente nuova, impostata sul parametro dell'esigenza, della tutela dell’ambiente e del territorio, un'agricoltura sostenibile e sana".