“Son tornate le lucciole a Roma, nei parchi del centro l'estate profuma” cantava Lorenzo prima dei suoi Jova Beach Party nella canzone Baciami ancora.
A Santo Stefano al mare sono tornati i cavallucci marini e questa volta si spingono fra la gente, come per portare un po' di fortuna a chi ne è in cerca.
Ieri sera, 23 giugno nella baia di Santo Stefano, nella natura romantica che fa parte della loro leggenda, un magnifico esemplare di cavalluccio marino, noto scientificamente come Ippocampus guttulatus si è avvicinato alla riva incantando tanto bambini quanto gli adulti: una danza magica capace di affascinare e di lasciare senza parole.
Avvistare un cavalluccio marino è una grande rarità in quanto specie a rischio di estinzione e prendersene cura è una responsabilità. Non solo è necessario avvisare ISeaHorse per mapparne la presenza, ma anche cercare di non spaventare gli ippocampi, spingendoli verso il largo, lontano da dove possono essere catturati o spiaggiarsi.
Da secoli il cavalluccio marino è legato alla magia: anticamente si usava portare con sé una sua immagine come amuleto, per allontanare la sfortuna. Per i poeti greci gli ippocampi divennero delle creature mitiche per metà cavalli, di cui si servivano gli Dei per attraversare i mari e gli abissi.
Una delle magie più grandi dei cavallucci marini è che siano gli unici animali marini monogami. Un'esistenza romantica fatta di code che si attorcigliano e di una storia che si inabissa nei tempi.
Tanto tempo fa, due cavalli, che si amavano, si ritrovarono inseguiti da un branco di segugi affamati. Dopo una lunga corsa giunsero sul ciglio di un precipizio. I Purosangue decisero che una morte libera sarebbe stata migliore del destino che gli sarebbe toccato e si gettarono dal precipizio per andare incontro alle profondità marine. Ma accadde qualcosa di magico e mentre i due cavalli precipitavano nel vuoto i loro corpi iniziarono a mutare, e una volta giunti nel mare i due cavalli si erano trasformati in due cavallucci.
Un faccia a faccia con un ippocampo è considerato un vero colpo di fortuna. Oggi la presenza di questi animali è una cartina di tornasole: sono animali sensibili all’inquinamento delle acque e muoiono, quando l’habitat nel quale vivono è contaminato. Una motivazione in più, nel caso ce ne fosse bisogno, per il decennale conseguimento da parte di Santo Stefano della bandiera blu.