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Economia | 13 luglio 2019, 06:40

Approvato il Decreto Dignità: le conseguenze sull’economia italiana

A partire dal 14 luglio il Decreto Dignità, voluto fortemente dal vicepremier Luigi Di Maio, nonostante discussioni e critiche, è entrato in vigore.

Approvato il Decreto Dignità: le conseguenze sull’economia italiana

A partire dal 14 luglio il Decreto Dignità, voluto fortemente dal vicepremier Luigi Di Maio, nonostante discussioni e critiche, è entrato in vigore. Tante sono le novità che prevede il nuovo Dl il quale principalmente si articola in un testo snello concentrato in quattro punti, per velocizzare l’iter di approvazione: lavoro, delocalizzazioni, lotta alla ludopatia e fisco.

Per quanto riguarda il primo filone, continuando la lotta alla disoccupazione e al precariato, il provvedimento porterà una grossa stretta sui contratti a termine, inserendo infatti tra i vari punti, delle grosse sanzioni sui licenziamenti ingiustificati che possono arrivare addirittura al pagamento di 36 mensilità. È stato inoltre prorogato il bonus assunzioni che prevede uno sgravio contributivo di ben il 50% per tre anni per i datori di lavoro che assumono giovani under 35. Tuttavia, per attuare tale proroga servirà appositamente un nuovo decreto che dovrà essere emanato entro i 60 giorni dal Decreto Dignità.

Il Decreto ha posto il focus anche sulle delocalizzazioni ponendovi un freno per tutte quelle imprese che, beneficiando dei contributi statali, finiscono poi per delocalizzare la propria attività e spostarsi altrove. Per tali società – italiane che si spostano poi all’estero, o estere che operano in Italia – la legge prevede la perdita il contributo percepito dallo Stato italiano e multe che possono oscillare dalle 2 alle 4 volte il beneficio ottenuto.

Di Maio non ha mai nascosto il proprio interesse nei confronti della lotta alla ludopatia, che sembra essere un fenomeno in crescita in Italia. Proprio per questo, il Decreto Dignità ha stabilito il divieto di qualsiasi pubblicità, diretta e indiretta, e sponsorizzazione circa il gioco con vincita in denaro, e pesanti sanzioni per gli operatori che violeranno la normativa.

Per quanto riguarda il settore fiscale, il Decreto Dignità prevede l’abolizione dello split payment per i professionisti, cioè quel meccanismo di scissione dei pagamenti in IVA per il quale le pubbliche amministrazioni che acquistano da privati versano l’IVA direttamente all’Erario senza passare per i fornitori. Si prevedono inoltre modifiche al redditometro e lo slittamento dello spesometro – previsto per febbraio anziché a settembre.

Le polemiche non sono tardate ad arrivare, soprattutto da parte dell’AgCom in risposta all’articolo 9 del decreto. In Italia infatti quello del gioco e dell’online betting è un settore che non ha conosciuto crisi, basti pensare che solamente nel 2016 è entrata nelle casse erariali la cifra record di 10 miliardi. Complici il progresso tecnologico che ha portato internet in tutte le case e in ogni dispositivo mobile, il gioco online fa gola sempre a più persone di età variabile e comprende anche il settore delle scommesse sportive.

Tra le critiche più aspre mosse al Governo da parte dell’AgCom, infatti, vi è quella secondo cui la perdita per il solo sistema calcio, si aggirerebbe intorno ai 100 milioni di euro l’anno, non solo contando il filone delle scommesse di calcio online, ma anche tutte le sponsorizzazioni e la vendita dei diritti televisivi, sia a livello nazionale che europeo.

Come conseguenza, si avrebbe una perdita di competitività rispetto alle altre Leghe internazionali e un incremento della disoccupazione per quanto riguarda questa filiera che ne risulterebbe svantaggiata rispetto ad altre.

L’AgCom insomma si fa garante dei diritti degli operatori che esercitano legalmente la loro attività e che si sono visti attaccati dal nuovo provvedimento. Per questo l’Authority ha diffuso delle “linee guida” per aiutare le agenzie operanti nel settore delle scommesse ad interpretare i divieti del decreto. Tra queste, spicca quella secondo cui le insegne non sarebbero una forma di pubblicità, bensì un marchio, necessario per permettere alle persone di distinguere gli operatori legali da quelli illegali: oscurando le insegne, paradossalmente si arriverebbe ad avvantaggiare le agenzie in mano a mafie, strozzini e associazioni criminali. L’AgCom precisa come alla salute dei giocatori debba essere riservata la massima importanza, ma che bisogna necessariamente rivedere quanto approvato nel pieno rispetto di chi esercita un’attività economica legale.

Da ciò ne è scaturito un acceso botta e risposta tra Di Maio e il presidente AgCom Cardani, accusato con le sue linee guida di “annacquare” le regole svuotando di significato la normativa. Botta e risposta che lascia intendere che un punto d’incontro è ancora molto lontano.

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